I detersivi e i detergenti chimici sono un elemento imprescindibile della vita quotidiana, ma spesso si parla del loro impatto sull’ecosistema. Com’è possibile conciliare il rispetto per l’ambiente con le abitudini di ogni giorno? Quando si può parlare di “detersivi ecologici”? Grazia (VE)
I prodotti detergenti che si utilizzano per le pulizie domestiche sono soggetti a specifiche regolamentazioni. Va detto anche che non tutti i detersivi hanno lo stesso impatto ambientale. Una componente importante è rappresentata dai tensioattivi che nei detersivi ecologici sono di origine vegetale, mentre nei prodotti convenzionali sono di derivazione petrolchimica e dunque maggiormente inquinanti per l’ambiente.
Oltre a ciò nei detersivi ecologici certificati secondo uno dei disciplinari attualmente disponibili i prodotti non possono essere formulati con sostanze di sintesi come sbiancanti ottici o altri additivi che aumentano il grado di inquinamento del detersivo.
I detersivi ecologici sono quindi molto complessi da produrre e necessitano quindi di maggiori costi di formulazione, ma sono più rispettosi dell’ambiente e anche della nostra pelle.
Sento parlare di tensioattivi: potreste spiegarmi cosa sono e a cosa servono? Come si riconoscono? E nel caso di tensioattivo ecologico, cos’è che lo differenzia da uno inquinante? Sebastiano (GE)
I tensioattivi sono sostanze che, per la loro composizione chimica, hanno la capacità di rimuovere lo sporco. Non tutti i tensioattivi inquinano allo stesso modo, ne esistono anche di “buoni”. Si dividono in quattro famiglie principali: tensioattivi anionici, non ionici, anfoteri e cationici. L’etichetta
li deve riportare per legge, elencandoli per intervalli di quantità (< 5%, tra 5 e 15%, tra 15 e 30% e > 30%). I tensioattivi utilizzati nei detersivi ecologici certificati sono ottenuti da materie prime di origine vegetale e quindi quando si ritrovano nell’ambiente sono maggiormente biodegradabili.
Un tensioattivo si può considerare ecologico quando si degrada sia in ambienti ossigenati (aerobici), come per esempio le acque dei fiumi, sia in ambienti privi di ossigeno (anaerobici), come i fondali fangosi. I tensioattivi immessi sul mercato europeo sono certamente biodegradabili in ambienti aerobici, ma non tutti lo sono anche in mancanza di ossigeno. Questo ne determina il grado di incompatibilità ambientale e la pericolosità anche per quelle forme di vita che abitano sul fondo di mari e fiumi.
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06/12/2014
''Il mondo del biologico'' a cura di Cuore bio - Terra madre