I CENTRI STORICI: RUVO DI PUGLIA - 1^ parte
Su una piccola altura delle Murge nord-occidentali si trova la città di Ruvo. Si giunge percorrendo da Bari per 30 km circa, la strada statale 98, attraversando un territorio che, salendo verso l’alta Murgia, mostra rigogliose le coltivazioni di ulivi, mandorli e viti, ricchezza della locale economia.
La città, nominata nella Tabula Peutingeriana come Rubos, possedeva già nell’anno Mille un cospicuo impianto difensivo, arricchito dalla costruzione del Castello durante la dominazione normanno-sveva. Il centro storico di tipico impianto medievale mostra al visitatore tutta l’armonia delle sue forme architettoniche, curate e valorizzate con profondo senso civico. Il suo perimetro si prolunga tra le moderne arterie di Corso Cavour, Corso Jatta e Corso Carafa. Entrando in città da Piazza Bovio, si è accolti dalla bella facciata tardo barocca della Chiesa di S. Domenico affiancata dall’imponente complesso conventuale, costruito dai Domenicani nel corso del Cinquecento, e destinato ad ospitare l’opera dell’artista Domenico Cantatore. L’armonico prospetto della chiesa, a ordini sovrapposti, è tripartito da paraste che nella parte mediana si raddoppiano aumentando la vibrazione chiaroscurale. Al centro campeggia il portale con la curiosa terminazione a pagoda, mentre nei comparti laterali, le nicchie slanciate scavano la superficie della cortina muraria. Il registro superiore, ancora scandito dalle paraste, è occupato nella parte centrale da un grande finestrone, e si chiude con un coronamento mistilineo che si inarca al centro. Graziosi pinnacoli, ideale terminazione della paraste, stemperano il passaggio dalla compatta materia lapidea al cielo. All’interno, a croce latina, fa bella mostra il monumentale altare neobarocco, eseguito nel 1860. Si conservano importanti opere d’arte come la secentesca Madonna del Rosario di Alonzo de Corduna, La Madonna delle Grazie tra i santi Domenico e Francesco di Fabrizio Santafede, opera tardo rinascimentale, e la bella tela raffigurante Maria opera della prima metà del Settecento attribuita a Giuseppe Mastroleo.
12/12/2014
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