L’ESPERIENZA MONASTICA DI S. CORRADO - 1^ parte
La principale fonte biografica su S. Corrado, patrono di Molfetta, è una pagina dell’ Historia Welforum, testo anonimo risalente al 1170 circa che riporta dal IX secolo le vicende del nobile casato germanico dei Guelfi.
Corrado, nato molto probabilmente nel 1105 a Ravensburg, in Alta Svevia (odierno Württemberg), ancorchè non primogenito di Enrico IX il Nero duca di Baviera dal 1120, è menzionato al posto d’onore. Avviato alla carriera ecclesiastica sin dalla fanciullezza, proseguì gli studi presso l’arcivescovo di Colonia, meritando per le sue virtù unanime considerazione. Ma, rinunciando a onori e agiatezze, si aggregò ad alcuni monaci per raggiungere, all’insaputa dei familiari, l’abbazia circense di Clairvaux e prendere i voti. Pellegrino in Terra Santa, dimorò presso un eremita servendolo umilmente. La malattia lo indusse al ritorno. Sbarcato a Bari, si stabilì nelle vicinanze; alla scomparsa ricevette i dovuti onori.
L’Ordine dei Cistercensi, riconosciuto da papa Callisto II nel 1119, derivò dai contrasti che dividevano nella seconda metà dell’XI secolo i Cluniacensi; alcuni infatti intendevano applicare meno rigidamente la regola benedettina, altri invece asserivano il ritorno all’antica austerità. Il 21 marzo 1098 l’abate Roberto, con venti compagni, lasciò il cenobio di Molesme per costruire un monastero a Cîteaux (Cistercio), ripristinando in questa nuova comunità gli originari precetti di solitudine assoluta, obbligo del lavoro manuale, povertà e rinuncia a qualsiasi attività che non avesse carattere claustrale. L’iniziativa sarebbe probabilmente fallita senza l’incommensurabile apporto da parte di S. Bernardo di Chiaravelle.
Entrato nell’abbazia il 1112, intraprese già l’anno seguente la fondazione di filiali che in breve tempo si diffusero per tutta l’Europa, anche in Danimarca, Svezia e Islanda, raggiungendo il numero di 70 nel 1134 e di 540 alla fine del XII secolo. Questo straordinario incremento trovò di certo terreno fertile nell’Europa di allora, percorsa da correnti religiose che asserivano il ritorno ai tempi evangelici e ad una vita più cristiana e austera, ma vi contribuì notevolmente anche la regola del lavoro manuale; i Cistercensi furono infatti, secondo la tradizione, abili colonizzatori.
10/01/2015
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