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La Cornice e la sua Storia: Dal Polittico alla Pala
La realizzazione del trittico e del polittico trae ispirazione dagli elementi architettonici propri dei luoghi di culto per i quali venivano progettati; la sezione richiamava nella forma la pianta della chiesa di cui avrebbe decorato l’ambiente, il pannello più alto corrisponde alla navata centrale e i pannelli inferiori alle navate laterali. Si integravano in modo armonioso nell’ambiente circostante, poichè l’incorniciatura era eseguita in rapporto alla ricerca scultorea degli interni e spesso venivano disegnate dai progettisti dopo aver studiato e realizzato le sezioni del pulpito e degli altari. Un passo fondamentale nella concezione della cornice come struttura indipendente, è senz’altro rappresentato dall’Adorazione dei Magi, che Gentile da Fabriano crea nel 1423: per la prima volta si realizza un contenitore a se stante e autoportante. Nella prima metà del ‘400 la pittura viene trasformata da nuove tecniche innovative e dallo studio della prospettiva. La ricerca di spazi sempre più grandi per riportare un’unica scena valorizza la dimensione orizzontale, si abbandona lo slancio verticale del gotico, seguendo le nuove esigenze pittoriche che prediligono il formato quadrato o rettangolare. Siamo a Firenze, durante il Rinascimento; è qui che, come sempre, si dettano le nuove mode, i nuovi stili, ed è qui che nasce una predilezione per le tavole uniche di forma quadrata o rettangolare, dotate magari di predella e pilastrini decorati, che vengono anche dette “pale“, in contrapposizione ai polittici. La transizione dal polittico gotico alla pala rinascimentale fu però graduale. Innanzitutto si cominciò ad installare la cornice lignea dopo la pittura, anzichè prima. Nel primo quarto del XV secolo si iniziò poi a prediligere le tavole rettangolari, che permettevano una migliore organizzazione prospettica dello spazio. L’architettura dipinta iniziò a prendere il sopravvento su quella dell’intelaiatura e al tempo stesso il rapporto tra il dipinto e l’architettura circostante, entro cui l’opera doveva essere collocata si fece più stretto. In questo senso una pietra miliare fu la pala dell’Annunciazione Bartolini Salimbeni di Lorenzo Monaco (1420-1425), dove la scena era inserita come parte integrante degli affreschi della cappella, riprendendo le proporzioni e la gamma cromatica delle scene parietali. Una pala fortemente innovativa, invece, fu l’Annunciazione Martelli di Filippo Lippi (1440 circa), che rinunciava a qualsiasi elemento gotico come quello rappresentato da cuspidi e pinnacoli, in favore di un più rigoroso schema geometrico, che ben si armonizzava con l’architettura brunelleschiana della chiesa di San Lorenzo in cui si trovava. Ancora più in là si spinse Beato Angelico nella Pala di San Marco (1438-1443), che riprese nel trono di Maria un’architettura analoga a quella del coro della chiesa, progettato da Michelozzo.
23/01/2015
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''Il corniciaio'' a cura di FAC di Domenico de Gennaro in Via Tenente Fiorino,30 |
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