L’ESPERIENZA MONASTICA DI S. CORRADO - 3^ parte
Dopo un decennio di difficoltà nella direzione dell’abbazia, volle recasi in Terra Santa per fondare un monastero cistercense; ma non si dimise dalla carica nè acquisì il benestare dell’abate generale, valendosi invece di un consenso, alquanto dubbio, manifestatogli da Callisto II. Il viaggio fu intrapreso tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre del 1124. Arnoldo inviò al riguardo una lettera all’abate generale; ma, recapitata a Clairvaux mentre il superiore era in viaggio nelle Fiandre, pervenne a S. Bernardo. Senza indugio questi scrisse ad Arnoldo (Epistola IV), informandolo del mancato inoltro della missiva al destinatario, e lo invitò a riflettere sull’inopportunità della sua iniziativa, manifestando inoltre viva apprensione per i compagni di viaggio. Quasi contemporaneamente S. Bernardo cercò di dissuadere (Epistola V) anche Adamo, monaco cistercense di Morimond, che nonostante i suoi ammonimenti aveva ceduto alle lusinghe di Arnoldo.
Nelle prime settimane di dicembre si rivolse a un amico, il canonico Brunone del conti di Berg e Altena, poi arcivescovo di Colonia. Avendo saputo che Arnoldo e i compagni dimoravano ancora nei pressi di Colonia, lo pregò di intervenire per convincerli al ritorno. Nel gruppo vi erano oltretutto anche Everardo, fratello di Brunone, e un giovane nobile, Corrado, che in precedenza aveva abbandonato Colonia destando scandalo. Poco dopo S. Bernardo, quale portavoce dei monaci di Morimond, scrisse anche a papa Callisto II, comunicando che l’abate generale era ignaro dell’accaduto. Probabilmente Arnoldo si sarebbe rivolto al Pontefice per ottenere il consenso, ma la sua iniziativa era inammissibile poichè disgregante per l’Ordine e data la situazione in Palestina, dove occorreva impugnare la spada anzichè il bastone da pellegrino. Arnoldo inoltre aveva condotto con sè i suoi monaci migliori, tra cui quel giovane nobile già coinvolto in uno scandalo. L’iniziativa fallì; l’abate si spense nelle Fiandre il 3 gennaio 1125 ed i monaci rientrarono a Morimond.
Le lettere di S. Berardo destano qualche perplessità circa l’Historia Welforum. Corrado divenne monaco cistercense non a Clairvauz ma a Morimond; tra i seguaci di Arnoldo non vi è cenno a monaci di altri cenobi, anzi Adamo, Everardo e Corrado sono considerati i meliores. Solo Corrado, di quel gruppo, avrebbe raggiunto la Palestina; secondo alcuni agiografi sarebbe stato S. Bernardo ad autorizzarne la partenza, ma è una tesi infondata poichè questi non era il suo diretto superiore nè riporta notizie in proposito. L’intervallo tra l’epilogo della vicenda di Arnoldo e la scomparsa di Corrado, avvenuta verosimilmente nel 1126 (il 17 marzo, secondo un’antica tradizione mai smentita), sembra in realtà insufficiente per il viaggio, il soggiorno eremitico in Palestina (comunque inferiore ad un anno) ed il ritorno in nave a Bari. Probabilmente il pellegrinaggio fu intrapreso senza raggiungere la meta, come all’epoca spesso accadeva, ma trovando dimora definitiva durante il tragitto nel monastero di S. Maria ad cripta in Modugno, dove vi sarebbe il suo sepolcro.
L’Historia ignora lo scandalo della fuga da Colonia e la vicenda di Arnoldo, che avrebbero certamente offuscato la venerabile figura di un discendente guelfo segnalatosi già da chierico per le sue virtù. L’entrata in monastero e il pellegrinaggio in Terra Santa, uniti alla nobile origine e alla prematura scomparsa, lontano dalla propria terra e in un cenobio, contribuiscono invece ad esaltarne l’immagine.
Secondo Conrad Greenia (1929-1984), monaco trappista dell’abbazia di Mepkin (South Carolina) e autore di una nuova e più attendibile biografia di S. Corrado, è mirabile come Dio possa valersi perfino degli errori e delle colpe del superiori (l’abate Arnoldo) per condurre gli umili e devoti alle vette della santità.
25/01/2015
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