“U CALVŔRJË” E… IL MONTE CALVARIO - 2^ parte
La Confraternita ha sede presso la chiesetta (ha infatti una sola navata ed un minuscolo campanile a vela) della SS. Trinità, attigua alla chiesa di S. Stefano da cui il Venerdì Santo, in ora antelucana, muove la processione dei “Misteri”. I confratelli indossano camice e cappuccio, o buffa (popolarmente “u mùccë”) di colore bianco, mozzetta e cingolo con fiocco rossi; al collo, da un laccio nero, pende un medaglione argentato raffigurante la Madonna della Visitazione. Sono denominati in vernacolo “lë russë”, dal colore della mozzetta, o “sëssërrìstë”, curioso appellativo derivato da “sussurrë” (caffè “corretto” con cognac).
Anticamente la seconda processione della Settimana Santa, detta “della Pietà” poichè incentrata sull’omonima statua, iniziava con un ulteriore simulacro di “Gesù al Calvario”; fu escluso nel 1914 poichè palesemente fuori contesto. A destra della cartolina è riprodotto, sfumato in secondo piano, un suggestivo particolare del secondo “Mistero”, “Cristë a la chëlònnë” (Cristo alla colonna o Gesù flagellato). L’annullo raffigura il Calvario, tempietto neogotico che commemora la missione espletata nella nostra città, dal 24 ottobre al 9 dicembre 1855, da ventiquattro Padri Liguorini della Casa Religiosa di Napoli, su iniziativa del vescovo Nicola Maria Guida e per intercessione del molfettese padre Emanuele Ribera.
Momento culminante fu, il 9 dicembre, una processione straordinaria dei “Misteri” conclusasi con la collocazione di cinque croci sulla prominenza adiacente alla chiesa di S. Bernardino. A memoria della loro permanenza e dell’accoglienza ricevuta, i Padri Liguorini vollero erigervi un Monte Calvario. Progettato dall’architetto molfettese Corrado de Judicibus, già compagno di padre Ribera in Seminario a Molfetta e poi direttore dei lavori, venne ultimato nel 1858. Fu la prima realizzazione intorno a Largo Porticella, fino ad allora un’estensione informe di terreni incolti comunali. La scalinatura del declivio del Calvario con un alto ed esteso sagrato, prevista dall’arch. De Judicibus nel suo Piano Regolatore, venne attuata solo dopo il progetto elaborato nel 1887 dal successore, l’architetto comunale ing. Pantaleo Poli. L’area antistante fu abbellita da ampie aiuole; uno spazio residuale piantumato a querce fiancheggiò la chiesa di S. Bernardino. del Calvario presentiamo tre vedute d’epoca. La prima è in particolare di una panoramica del 1898 da un palazzo di via Alessandro Volta. La seconda cartolina riproduce il Calvario illuminato, da una fotografia di Alberto De Sario. Inviata il 24 dicembre 1928 da Assisi a Maddaloni (Caserta) riporta gli “auguri di buone feste natalizie con buona fine e miglior principio di anno”, che invero contrastano con un simbolo dei “dolorosi misteri da cui emana la salute del mondo”, come riporta l’epigrafe dell’abate molfettese Vito Fornari apposta sulla facciata. L’ultima veduta, spedita nel 1941, mostra l’area antistante il tempietto interamente abbellita da aiuole; sul balcone centrale del palazzo a sinistra vi è l’insegna dell’U.S. Molfetta.
03/03/2015
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