Riscaldamento: mercato degli impianti giù dell’1,2%. Bene le biomasse, pompe di calore in ritardo
Un mercato guidato solo dall'esigenza di sostituire impianti giunti a fine vita; e un mercato della riqualificazione energetica, stimolato invece da logiche di efficienza e risparmio nei consumi. La transizione da uno all'altro si prospetta ancora difficile, secondo la percezione degli installatori raccolta dall'indagine del centro studi Ref-e sui sistemi di riscaldamento e climatizzazione nel settore residenziale (coinvolte 871 imprese, oltre 25mila apparecchi, circa l'1,4% del mercato complessivo). E ciò nonostante sia evidente l’effetto delle agevolazioni (leggi: bonus fiscali) sulla competitività delle tecnologie più sostenibili, e si riconoscano i vantaggi delle stesse tecnologie nei costi di funzionamento.
«Nel residenziale, il mercato nazionale della climatizzazione vale circa 1,75 milioni di apparecchi – spiega Tommaso Franci, esperto di politiche energetiche e ambientali e collaboratore dell'Osservatorio Energia di Ref-e – Il trend delle vendite nel 2013 è in lieve calo (-1,2%), generalizzato, e rimane al di sotto dei livelli pre-crisi tranne che per le biomasse».
Avanzata delle biomasse (autonomo e centralizzato)
In particolare, negli impianti autonomi, se le nuove caldaie penetrano per larga parte a discapito di gpl e gasolio, le stufe sostituiscono o integrano soprattutto apparecchi a gas. Di fatto, guardando le dinamiche di sostituzione, la quota di stufe e termocamini impiegati come sistema principale di riscaldamento è in costante crescita: dal 20% del 2011 si è arrivati al 30% del 2013. Una progressione meno prevedibile rispetto a quella della caldaia a condensazione, eppure osservando i saldi di penetrazione degli apparecchi (dati di installazione e sostituzione) i risultati sono simili (tra 160mila e 190mila).
La performance degli apparecchi a biomassa è meno significativa nel centralizzato (l'1% dell'installato su edifici esistenti), dove invece è maggiore il peso di caldaie a condensazione e pompe di calore aria-acqua e acqua-acqua. In riferimento alla penetrazione, il gas naturale conserva la sua posizione dominante, mentre le pompe di calore si impongono – in prospettiva – come tecnologia concorrente. Certo il saldo di penetrazione è positivo anche per le biomasse, «ma queste – si legge nell'executive summary - non in tutti i casi concorrono con la fonte principale, essendo significativo il peso delle installazioni in assenza di gas».
Sia nell'autonomo (circa 13.800.000), sia nel centralizzato (500mila), lo stock di apparecchi a gas è praticamente invariato in termini assoluti, per effetto della forte crescita delle caldaie a condensazione (rispettivamente, 47 e 21%), che bilancia la riduzione del parco degli apparecchi convenzionali (-2 e -3%). Il bilancio è invece negativo anche in termini assoluti per gpl e soprattutto gasolio (le perdite sono contenute nel solo segmento centralizzato).
Gli apparecchi a biomassa e le pompe di calore segnano un deciso incremento, ma i dati si riferiscono sia ad apparecchi ausiliari (e nel caso delle pompe anche impiegati per il solo raffrescamento), sia a sistemi principali. «È interessante notare che le biomasse crescono sia come ausiliario sia come sistema principale, soprattutto nell'autonomo. L'incremento del loro peso, desumibile dal confronto dei dati raccolti per il 2013 e per i due anni precedenti, è uno segnale notevole – osserva Franci – perchè ci si può attendere che questo trend inizi ad avere impatti significativi sul mix energetico, intaccando ancor più la domanda di combustibili fossili. La percezione degli installatori sottolinea un'importante scelta di natura economica». Continua dunque la diffusione degli apparecchi a pellet (per i quali la legge di stabilità ha però introdotto l'aumento dell'Iva dal 10 al 22%). «Se prendiamo l'ultima indagine Istat sui consumi energetici delle famiglie – dice Franci - notiamo però che il 21% delle famiglie utilizza la legna per il riscaldamento mentre solo il 4% utilizza il pellet».
Pompe di calore sotto le attese
Nel caso delle pompe di calore, invece, ad alte aspettative corrispondono ancora numeri insufficienti, soprattutto tra quelle aria-acqua e acqua-acqua (vendute nel 2013 poco più di 6mila). Diverso il caso delle pdc aria-aria (circa 540mila vendite), che sono più usate a soddisfare il solo fabbisogno di raffrescamento e dove dominano i sistemi monosplit (53,3%).
Per quel che riguarda l'integrazione con il fotovoltaico, meno del 10% delle pompe aria-aria e circa il 40% delle pompe aria-acqua e acqua-acqua sono abbinate a un impianto a pannelli (e per la maggior parte si tratta di installazione simultanea). «La soluzione è efficiente e alte sono le potenzialità di mercato, se pensiamo che in Italia ci sono, per difetto, circa 350mila impianti fotovoltaici residenziali in scambio sul posto. Ma più in generale, per l'uso delle tecnologie elettriche – commenta Franci – si sconta il problema della tariffa. Sembra infatti che la tariffa flat D1 che si sta sperimentando abbia dato risultati molto scarsi e il problema sarà superato solo dal processo di riforma complessivo della tariffa elettrica, quando si andrà oltre la progressività».
Le tecnologie di monitoraggio
Quanto sono smart le tecnologie di regolazione e monitoraggio? Poco, si direbbe. Gli installatori intervistati hanno indicato come la maggior parte dei termostati si di tipo tradizionale (on-off). Inoltre, meno del 5% degli apparecchi installati è dotato di moduli di comunicazione per il controllo remoto. Di questi, meno del 20% è collegato anche ad altri apparecchi domestici, e poco più del 20% comunica con il contatore elettrico per il monitoraggio dei consumi da remoto.
Di Dario Aquaro
fonte: il sole 24 ore
25/03/2015
|