LEALTÀ - 2^ parte
Nell’ambito di relazioni umane sane ci sono norme di comportamento che non c’è bisogno neanche di pronunciare, in quanto frutto di una morale innata, che danno efficacia alla comunicazione e stabilità ai rapporti.
La comunicazione leale. “Si basa innanzitutto su una lealtà di linguaggio, cioè su parole (e comportamenti) che coincidono con i sentimenti e gli intenti della persona”.
Ciò potrebbe sembrare facile, ma non è così, poichè diversi elementi contribuiscono spesso a fare della parola uno strumento ambivalente e talora sleale, anche se non sempre in modo cosciente o volontario. La prima difficoltà nasce dentro di noi, dalla frequente mancanza di chiarezza nella nostra mente, che ci fa scegliere parole e frasi contraddittorie o poco definite.
In troppi casi vogliamo esprimere qualcosa prima ancora di avere le idee chiare, per il solo fatto di dover dire qualcosa. La seconda difficoltà è intrinseca nelle parole stesse, su molte delle quali si stratificano significati e sfumature differenti, che si prestano a facili fraintendimenti. Per esempio, concetti come l’amore, la promessa, il rispetto, l’onestà e la stessa lealtà sono così variegati da essere i candidati migliori per generare equivoci. Sulla loro ricchezza di significato infatti si collocano da un lato il modo maldestro con cui la persona in molti casi li utilizza (per esempio, un uso eccessivo del termine), dall’altro i codici interpretativi dell’interlocutore, che possono cogliere solo alcuni aspetti e ignorarne altri. È così che quello che voleva essere un messaggio leale, cioè schietto e genuino, può diventare contorto e falsato.
La lealtà “su misura” per se stessi. “La lealtà è un concetto che può essere fortemente personalizzato – o “manipolato” – secondo fini personali”.
Questa maschera di onestà si serve di atteggiamenti stereotipati sia nel dialogo interiore che in quello con gli interlocutori. Vediamoli qui di seguito.
- Si raccontano solo le cose considerate innocue, non criticabili o pregevoli, mentre si omettono quelle scomode e potenzialmente soggette a giudizio.
- Si argomenta a favore della correttezza e della moralità del proprio comportamento, facendo leva sulla propria capacità dialettica, oppure sul “presunto” scarso intuito dell’altra persona. Per esempio, si sostiene, dopo essere stati colti in flagrante con l’amante, che “il mio non è un tradimento, si tratta solo di sesso”: è un concetto fortemente manipolatorio verso il partner, che per molti è anche un modo di “raccontarsela”, di convincere se stessi di aver agito comunque in modo leale creandosi una moralità ad hoc per la specifica situazione.
- Si dice tutto quello che ci passa per la testa. In quest’ultimo caso, la persona trova il modo di scaricarsi la coscienza in seguito ad azioni non condivisibili, facendo passare il concetto “Io te lo dico perchè sono leale”, quindi coprendo i dubbi che essa stessa ha sul suo agire con la maschera della persona sincera, intellettualmente onesta, che non ha ombre.
La comunicazione sleale. “È qualcosa che mina in profondità anche le relazioni più intense in quanto impedisce un vero dialogo tra i due”.
Esiste poi una forma di slealtà che può rimanere invisibile e silente per lunghi periodi, anche per anni, e che crea grande sofferenza sia a chi la attua sia a chi la subisce. È quella che nasce dalla pericolosa equazione “lealtà = sopportazione”, che enunciata così può sembrare assurda, ma che in realtà è ben più diffusa di quanto si pensi. Ci sono cioè persone che mostrano un comportamento accondiscendente e disponibile anche quando in realtà sono fortemente contrariate; che tollerano senza batter ciglio, anzi, con il sorriso sulle labbra comportamenti sgraditi (del partner, di un collega), quando dentro di sè sentono invece crescere il rancore e talora, addirittura, fantasie di vendetta; che hanno esigenze e desideri ben chiari, ma non li esprimono nemmeno di fronte alla loro ripetuta frustrazione in seguito al comportamento dell’altro. In pratica esse sopportano tutto (o quasi), fino a scavare dentro di sè una realtà emotiva e mentale completamente opposta alla maschera “buona, paziente e comprensiva” che propongono da tempo all’esterno. Una vera e propria scissione di cui l’altro può non accorgersi sia perchè messa in atto molto bene sia per una propria scarsa sensibilità. È una slealtà assai evidente, che consiste nel non permettere all’altro di conoscere ciò che si pensa, che si sente e di cui si ha bisogno. Quando chi sopporta a un certo punto sbotta, lo fa in modo esplosivo, distruttivo, la cui intensità e i cui modi non verranno compresi dall’interlocutore, il quale anzi sarà stupefatto di trovarsi di fronte una persona così diversa da quella che immaginava.
27/03/2015
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