Ai Chi: quando il Tai Chi si immerge nell’acqua
Millenaria “danza meditativa” e pratica salutista, che scritti del passato fanno risalire a tremila anni fa, il Tai Chi è meditazione in movimento. Anticamente si effettuava in spazi selvatici ricchi di “Chi” – energia – dove il praticante si riuniva a terra e cielo, percependo, in uno stato di grazia chiamato
“satori”, la totalità e l’individualità di tutte le cose. Il Tai Chi tradizionale si svolge a terra, ma in Giappone si è studiata l’opportunità di “danzarlo” in acqua. Jun Konno, ex trainer della nazionale olimpionica di nuoto giapponese e oggi promotore dell’associazione “Aqua Dynamics Institute” di Yokohama, ha provato a praticarlo in una piscina termale, scoprendone l’enorme beneficio aggiunto dall’acqua.
Jun Konno ha chiamato questo nuovo Tai chi acquatico Ai Chi. «L’ispirazione per creare l’Ai Chi è nata osservando il piacere che provano i Giapponesi nell’eseguire con precisione gli esercizi fisici», sostiene Konno. «Gli orientali non amano l’eccessivo dinamismo e l’uso energico della forza. Preferiscono le pratiche in cui ci si muove con lentezza e più consapevolezza. Oggi l’Ai Chi è entrato a far parte della quotidianità di migliaia di giapponesi. Studi dell’università di Tsukuba e Tokai –
in Giappone – ne hanno stabilito il valore: durante la pratica dell’Ai Chi il consumo di ossigeno si accresce del 4-7%. I movimenti dell’Ai Chi sono una “ginnastica” respiratoria che tonifica il flusso d’ossigeno al cervello».
L
a forza vitale dell’acqua
L’Ai Chi stimola la fluidità e la libertà del corpo in acqua e la circolazione del Chi, l’energia vitale che scorre attraverso i “meridiani”. La sequenza comprende 19 movimenti – Kata – che ci rieducano a un “galateo” di gesti lenti coordinati al ritmo del respiro, eleganti e circolari. Ci permettono di “ascoltare” le sensazioni corporee e le emozioni che sorgono dal profondo del cuore, innescando così uno stato di pace e di serenità. L’Ai Chi è una pratica individuale che stimola consapevolezza, capacità di ascolto e, secondo i suoi cultori, attiva un processo di autoguarigione. È anche un’arte marziale che, attraverso la ripetizione del gesto, rafforza disciplina e maestria.
L’Ai Chi conserva inoltre i principi della cultura Zen: compiere ogni gesto senza inutili sprechi energetici. E in parte senza il “fare”, cioè senza intenzionalità.
Acqua calda per “danzare” meglio
Per praticare l’Ai Chi ci s’immerge in acqua bassa: l’altezza ideale è di 1,20 metri. I piedi devono essere ben radicati al fondo vasca, le gambe leggermente allargate e piegate, le spalle immerse nell’acqua. Questa “messa a terra” ci dona equilibrio e stabilità. Quando si “danza” l’Ai Chi si è in contatto con i quattro elementi: la terra – che si raggiunge con i piedi radicati al fondo vasca –, il fuoco – che riscalda l’acqua dal nucleo incandescente della terra –, l’acqua – medium perfetto che ci fa galleggiare e riunire al tutto – e l’aria – che ci “nutre” respirando. La piscina si trasforma in un ambiente dove gli elementi si fondono in armonia. E dove si possono sentire connessi corpo, mente e spirito.
Il ventre materno
La temperatura dell’acqua dovrà essere di 34-35°C. Un tepore che addolcisce la “risposta” del sistema termoregolatore che si attiva nel cervello – ipotalamo – e nei termo recettori della pelle. L’acqua a 35 °C conserva l’equilibrio termico del nostro corpo ai valori ottimali, ci permette un’immersione statica e ci procura sensazioni di benessere e serenità. L’Ai Chi è un “body work” acquatico completo che accresce la sensibilità e la consapevolezza sensoriale. Il nostro corpo è attraversato da nervi sensori dotati di propriocettori che registrano ogni stimolo rimandando poi
tutte queste informazioni – impulsi nervosi – al midollo spinale e al cervello. Nell’acqua tiepida la pelle, stimolata dal calore, dalla pressione e dal movimento acqueo, si rivitalizza e sensibilizza, ricevendo una quantità enorme di “carezze”. La “danza” dell’Ai Chi è un’ottima ginnastica posturale che ci aiuta ad ampliare la coordinazione motoria.
La serie di movimenti
La sequenza di 19 movimenti dell’Ai Chi si può imparare in un fine settimana. All’inizio della pratica si possono studiare solo i primi “5 movimenti del respiro”, ripetendoli più volte. Dopo aver raggiunto la padronanza del gesto, tutto fluirà con armonia e naturalezza.
Il respiro ritroverà così il suo ritmo. Poi si praticano i 5 movimenti per sciogliere e liberare le braccia e la parte alta del corpo. Seguono i 3 kata per muovere il bacino e le gambe. Poi i 3 per prendere e ridare energia all’acqua. E infine gli ultimi 3 integrativi per concludere la pratica con dei giri circolari che ci riportano al centro di noi stessi.
Yin e Yang si armonizzano
Praticando la sequenza di Ai Chi, si “disegnano” in acqua cerchi, curve e spirali sempre più ampi. Con eleganza e morbidezza. La lentezza dei gesti ci permette di perfezionare il movimento e di affinare la percezione di sè. La sequenza dei 19 movimenti si svolgerà senza interruzioni. Il ritmo dell’Ai Chi alterna azione a riposo, dolcezza a vigore. Così si armonizzano le due forze Yin – fredda e femminile – e Yang – calda e maschile – che per i cinesi regolano il nostro equilibrio psicosomatico e il benessere corpo-mente-anima.
di Italo Bertolasi,
tratto da L’Altra Medicina Magazine
www.laltramedicina.it
27/03/2015
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