Diminuiscono i contribuenti pugliesi (2.577.466). Ma aumentano i redditi dichiarati (39,6 miliardi)
Bari, 13/04/2015 – Diminuiscono i contribuenti pugliesi, ma aumentano i redditi dichiarati. E’ quanto emerge dalla terza indagine sulle dichiarazioni Irpef, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze.
In particolare, l’anno scorso in Puglia, sono stati ben 2.577.466 i contribuenti che hanno assolto all’obbligo di presentazione della dichiarazione ai fini dell’imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef) per l’anno d’imposta 2013. Rappresentano il 6,3 per cento del totale in Italia (40.989.567).
Rispetto all’anno precedente sono diminuiti di 21.436 unità, pari allo 0,8 per cento (erano 2.598.902 nel 2013).
Tuttavia, hanno dichiarato 591,6 milioni di euro in più, pari a un tasso dell’1,5. Il reddito complessivo ammonta a 39,6 miliardi di euro, contro i 39 dell’anno precedente. Il reddito medio, in Puglia, è di 15.630 euro (l’anno prima era 15.570), contro i 20.700 euro della media nazionale.
L’imponibile è di 38,2 miliardi e l’imposta netta è di 6,3 miliardi. La media degli acconti versati è di 1.890 euro, la media dell’Irpef a credito è di 730 euro, quella a debito 790 euro.
Sempre in tema di prelievo fiscale, l’incasso dell’addizionale regionale è diminuito da 528,6 a 478,6 milioni (-9,5 per cento). E’ cresciuto, invece, l’incasso dell’addizionale comunale: da 213,2 a 220,4 milioni (+ 3,4 per cento).
« I dati elaborati dal nostro centro studi – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano come, pur a fronte di un incremento dei redditi dichiarati, vi sia un inesorabile calo dei cittadini che presentano le dichiarazioni Irpef, probabilmente perchè i relativi redditi sono scesi al punto di rientrare nella fascia di esenzione. È questo un dettaglio che deve far riflettere, ed è anche alla luce di questo dato che va considerato il leggero incremento del reddito medio.
Se il calo dell’incasso regionale – continua il Presidente – è riconducibile anche alla revisione delle aliquote per l’anno d’imposta 2013, è chiaro come l’incremento della raccolta a livello comunale sia direttamente legato all’aumento delle relative addizionali. Negli ultimi anni, anche per far fronte ai tagli dei trasferimenti agli enti locali, la fiscalità locale è letteralmente esplosa. Il combinato di Imu, Tasi, Tari ed addizionali Irpef sta mettendo a dura prova cittadini ed imprese che, è bene ricordarlo, pagano le imposte anche sugli immobili strumentali. L’attesa riforma fiscale – conclude Sgherza – dovrà considerare un approccio organico anche al problema della tassazione locale per centrare l’obiettivo di una riduzione effettiva e globale della pressione fiscale ».
14/04/2015
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