SAPORE DI MARE - 1^ parte
Arrivederci: era questo il titolo della rivista di bordo, con testo bilingue in italiano e inglese (oggi è denominata Ulisse), pubblicata mensilmente a cura dell’Alitalia-Linee Aeree Italiane ed offerta in omaggio ai passeggeri. Nel n. 103, anno IX, edito a settembre del 1998, la copertina e più della metà delle 112 pagine erano dedicate a Latina ed alla Provincia Pontina. Seguiva, alle pagine 70-76, per la rubrica “Italia da scoprire”, l’articolo “Sapore di mare” (in inglese “Sea Flavor”), riguardante proprio Molfetta. Redatto dal giornalista e scrittore Arturo Guastella e illustrato con sei nitide fotografie a colori, offriva una panoramica, sia pure con qualche evidente lacuna e imprecisione, della nostra città e dei suoi aspetti più caratteristici. Punto di partenza dell’itinerario il porto “a raggiera”, attiguo al borgo antico e circondato da piccoli ristoranti, che nelle sere d’estate rassomiglia straordinariamente, secondo l’articolista, al porticciolo greco “Solimano” del Pireo. Nato da un’insenatura naturale situata nella parte occidentale della città, è protetto dalle banchine Seminario e S. Domenico nonchè da due luoghi moli: di Ponente, esteso 280 metri, e di Levante, adibito nel braccio distale (il molo Foraneo, di 550 m) al traffico commerciale. La fragranza del pesce appena pescato e pigro dondolarsi delle barche, tradizionalmente costruite nei cantieri locali, forniscono l’esatta connotazione di Molfetta: una città sospesa sul mare, che da secoli ha costruito la principale, e talvolta unica, risorsa dei suoi abitanti. L’autentica ed inveterata vocazione all’attività peschereccia e al commercio marittimo, diretto principalmente verso le nazioni mediterranee e del Vicino Oriente, l’hanno resa “una delle cittadine più floride della provincia barese, una delle perle dell’Adriatico e, per certi versi, un trait-d’union culturale con il Medioriente”. Sebbene i primi insediamenti, nelle grotte del Pulo, risalgano addirittura al Neolitico e durante il periodo magno greco il porto costituisse l’avamposto marittimo di Rubi (Ruvo), fiorente centro della Peucezia, che quivi deteneva un emporio, è solo nell’Alto Medioevo che Molfetta iniziò a strutturarsi come città, con il nome di “Melphi”. Il borgo antico ha conservato praticamente inalterata la singolare planimetria “a spina di pesce”, consistente in un asse centrale da cui si diparte il reticolo della strade parallele, veri e propri capillari degli insediamenti abitativi e caratteristici dell’urbanistica normanna.
29/04/2015
|