Riparte il mercato immobiliare non residenziale. Aumentano le compravendite nei settori terziario e commerciale. Arretra solo il comparto produttivo
Bari, 05/06/2015 – Riparte il mercato immobiliare non residenziale. In Puglia, infatti, aumentano le compravendite nei settori terziario e commerciale, mentre arretra solo il comparto produttivo. E’ quanto emerge da un’indagine sull’andamento delle transazioni dei fabbricati, condotta dal Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati dell’Agenzia delle entrate.
Dopo ben sette anni, il mercato torna a registrare valori positivi. Nel 2014, le compravendite nel terziario (uffici) sono cresciute del cinque per cento (da 462 a 485). Il settore commerciale (negozi e laboratori) sale del 4,7 per cento (da 1.433 a 1.501), mentre arretra il comparto produttivo (capannoni e industrie) con un tasso negativo del 13,2 per cento. La media, comunque, resta in territorio positivo: +1,3 per cento.
Nel Mezzogiorno, i volumi delle transazioni immobiliari sono saliti del 3,5 per cento (uffici +4,4 per cento; negozi +5,3; capannoni -3,9). Questo incremento risente degli effetti del nuovo regime per le imposte di registro, ipotecarie e catastali in vigore dal primo gennaio 2014.
In Puglia, lo stock delle unità immobiliari è di 267mila fabbricati, di cui 33.837 uffici, 191.779 negozi e 41.469 capannoni. Nel Mezzogiorno si contano 911mila fabbricati, di cui 105.588 uffici, 677.398 negozi e 127.802 capannoni.
«I dati elaborati dal nostro Centro Studi – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – dipingono un quadro composito, non omogeneo. La ripresa del mercato immobiliare rappresenta sicuramente un elemento positivo, sintomatico di una rinnovata vitalità economica poichè l’acquisto di un immobile prelude, al netto di finalità meramente speculative, all’apertura di nuove attività. La performance in oggetto si somma a quella altrettanto positiva dell’immobiliare residenziale, con tutto ciò che ne consegue in termini di interventi di ristrutturazione, impiantistica ed ammodernamento degli immobili. Tuttavia – aggiunge il presidente – a frenare gli entusiasmi è il dato relativo agli immobili produttivi, cioè quelli maggiormente connessi alle attività manifatturiere ed artigianali, che evidente continuano ad essere in forte affanno. E non potrebbe essere altrimenti, visto che la tassazione degli immobili strumentali, di per sè paradossale, si è fatta oramai insostenibile, con un incremento pari al 19,5 per cento. Occorre – prosegue Sgherza – dar seguito il prima possibile all’attesa riforma fiscale ricalibrando l’intero sistema ed eliminando l’assurda situazione per cui gli imprenditori italiani sono costretti a pagare, per i propri immobili produttivi, ben 7,2 miliardi di IMU a cui vanno aggiunti ulteriori 1,4 miliardi di imposte tra IRES, IRPEF, addizionali ed IRAP. Avere a disposizione un immobile in cui esercitare il proprio lavoro – conclude il presidente – non può e non deve più essere un’impresa nell’impresa».
05/06/2015
|