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1° appuntamento con la rubrica curata dall'ASM Molfetta:Parte 1 ''Il ciclo dei rifiuti:Idee per un prossimo futuro''

1° appuntamento con la rubrica curata dall'ASM Molfetta:Parte 1 ''Il ciclo dei rifiuti:Idee per un prossimo futuro''


IL CICLO DEI RIFIUTI:IDEE PER UN PROSSIMO FUTURO
Spesso, con riferimento ai rifiuti urbani, sentiamo parlare del “ciclo dei rifiuti” ed invocare la sua “chiusura”, generalmente identificata con l’attività di recupero energetico (comunque esso venga effettuato: su rifiuti tal quali o su CDR; mediante tecnologie tradizionali o innovative).
In realtà, a ben pensarci, se prendiamo in esame solo le attività di gestione dei rifiuti, non esiste alcun “ciclo”, ma solo flussi unidirezionali tra una situazione di partenza ed una finale.
Verifichiamo.
Il “mondo” dei rifiuti urbani può essere diviso in quattro grandi famiglie:
1) I rifiuti “non prodotti”: gli unici che non producono alcun impatto ambientale;
2) I rifiuti organici: essenzialmente scarti alimentari e potature;
3) Le frazioni secche: le principali sono carta e cartone, plastica, metalli e vetro (quelle “minori” sono legno, tessuti, RAEE, gomme, ecc.);
4) I rifiuti indifferenziati.
Orbene:
a) il “destino” dei rifiuti organici è il compostaggio (processo biologico che produce un “ammendante” utile all’agricoltura), eventualmente preceduto da una “digestione anaerobica”, processo decisamente più complesso, ma che ha il pregio di recuperare interessanti quantità di energia;
b) le frazioni secche giungeranno ad apposite “piattaforme”, dove verranno “ripulite”, accumulate, eventualmente pressate, ed avviate ciascuna al suo impianto di recupero (la carta alle cartiere, il vetro alle vetrerie, i metalli alle fonderie e la plastica a varie industrie di recupero: la principale è la produzione di filati in “pile”);
c) i rifiuti indifferenziati subiranno dapprima un processo di “biostabilizzazione” (una sorta di compostaggio semplificato che ne riduce peso, volume, umidità e tendenza a liberare sostanze potenzialmente dannose per l’ambiente), per poi essere separati nella “frazione organica” ed in quella “secca”. La prima potrà essere utilizzata per “recuperi ambientali” (copertura di scarpate ferroviarie o autostradali, realizzazione di campi da golf, ecc.), oppure essere conferita in discarica (come “copertura”, e non già come “rifiuto”, con vari vantaggi economici ed ambientali). La seconda potrà essere avviata a discarica oppure (preferibilmente) a recupero energetico: in questo caso finiranno a discarica solo le ceneri residuanti dal processo termico di “recupero”.
Come avevano detto: rileviamo solo flussi unidirezionali, non “cicli”.

Se però facciamo un passo “oltre” il “destino finale” dei rifiuti (tutti tranne quelli finiti in discarica), rileviamo che essi vengono trasformati in “merci” alimentari e non. Tra queste, naturalmente, figurano i prodotti in carta e cartone ottenuti da maceri di recupero (e non da cellulosa vergine), quelli in vetro ricavati da “rottame di vetro” (e non da sabbia silicea proveniente da cava), quelli in plastica ottenuti da “granulo riciclato”, e non “vergine”.
Le “merci riciclate”, però, diventeranno – prima o poi – nuovamente rifiuti, da avviare ciascuno al “destino” più appropriato.
Conclusione: i cicli esistono, ma non sono “interni” alla gestione dei rifiuti, bensì impostati in un “ripetitivo” rapporto tra rifiuti e merci.


11/10/2012
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