Il miele biologico: per il benessere delle api
Tra le produzioni zootecniche biologiche e biodinamiche, negli ultimi anni si va diffondendo sempre di più l’apicoltura che, come indica anche il primo regolamento europeo sull’allevamento biologico, è “un’attività importante che contribuisce alla protezione dell’ambiente e alla produzione agroforestale attraverso l’azione pronuba delle api”. Infatti l’ape, oltre a essere una sentinella dell’ambiente in cui vive, ha una fondamentale funzione sociale, che è quella di contribuire all’impollinazione dei fiori e alla loro fruttificazione. Negli ultimi anni, la sopravvivenza di questo importante insetto è stata minacciata dai suoi naturali nemici (in primis la varroa, un acaro che parassitizza la covata e l’ape adulta), ma anche dallo scriteriato modo di coltivare dell’uomo. Le molecole sempre più tossiche che vengono disperse nell’aria durante la preparazione delle sementi e il trattamento delle colture provocano, infatti, grossi problemi di spopolamento all’interno degli alveari.
L’apiario
L’apiario è il luogo in cui posizionare gli alveari per la produzione di miele. Nel disciplinare biologico sono previste precise regole per una collocazione ottimale: deve essere posto in modo tale che nel raggio di tre chilometri le fonti di nettare e polline siano costituite essenzialmente da coltivazioni biologiche o di basso impatto ambientale e/o da flora spontanea. È un buon margine per tutelare la sopravvivenza dell’alveare e la salute dell’ape e le consente, inoltre, di trovare buon nettare senza allontanarsi eccessivamente dalla propria “casa”.
I trattamenti
Chi sceglie l’apicoltura biologica e biodinamica non può utilizzare molecole di sintesi per i trattamenti degli alveari. Per contrastare la varroa possono essere necessari anche più trattamenti all’anno; in apicoltura convenzionale la si combatte con diverse sostanze acaricide, come il coumaphos o il fl uvalinate; si tratta di molecole che vengono assorbite dalla cera e, di conseguenza, si trasferiscono al miele. Nel biologico e nel biodinamico, invece, si impiegano mentolo, timolo, eucaliptolo, canfora; possono essere usati anche innocui acidi inorganici (acido formico, acido lattico, acido acetico, acido ossalico) che non lasciano residui nè nella cera nè nel miele.
L’alimentazione
Il regolamento bio prevede che, alla fine della stagione produttiva, vengano lasciate negli alveari scorte di miele e polline sufficienti per superare il periodo invernale. Solo in caso di necessità (in autunno o all’inizio della primavera, se tardano le fioriture), e comunque non a ridosso dei periodi di fioritura, è possibile integrare l’alimentazione degli alveari con miele, zucchero o sciroppi di zucchero biologici.
In sintesi:
• La logica della massima produttività che impera nel mondo agricolo viene applicata anche nell’allevamento convenzionale delle api.
• Negli allevamenti convenzionali non vengono tenute in considerazione le esigenze fisiologiche degli animali, che sono più esposti alle malattie e ai disagi dovuti alla limitazione degli spazi vitali.
• L’allevamento biologico risponde alle richieste proprie di ciascuna specie: la sua attenzione
particolare alla salute degli animali favorisce, di riflesso, anche a quella delle persone.
• Legame con il territorio, benessere animale, alimentazione biologica o biodinamica sono i cardini dell’allevamento bio.
di Marcello Volanti
tratto da il terzo quaderno di Valore
Alimentare Viaggio all’origine del cibo
per un’alimentazione di qualità.
12/07/2015
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