I CENTRI STORICI: CELLAMARE - 1^ parte
Il piccolo centro distante pochi chilometri da Bari, fa risalire le sue origini all’antica Falerno di cui non rimangono più tracce. Orgogliosa del suo antico Castello baronale, vanta, fra i feudatari che si avvicendarono nel possesso delle terre, il francese Antonio Sandionigi, Della Marra, Del Giudice-Caracciolo. La grande mole quadrangolare, mostra su via Marconi un tratto dell’antica scarpata, nascosta in seguito dalla realizzazione dell’avancorpo settecentesco, con l’ampia terrazza e dalla superficie bagnata. Il rivestimento a bugne corre uniforme anche lungo la parete di via Pacifico fino al prospetto in largo Castello, dove al di là del seicentesco portale si apre un grande androne che consente l’accesso alla corte interna. Qui insieme agli stemmi scolpiti è possibile leggere delle numerose vesti indossate dal vetusto edificio attraverso le aggiunte di manomissioni e i rifacimenti che ne hanno modificato la forma rendendola complessa e affascinante.
Caratteristiche del piccolissimo borgo antico le strade affiancate dai bassi o sottani, piccole abitazioni formate da un locale al pianterreno con al centro il focolare. Sulle modeste facciate,, la porta è protetta dall’arco che sostiene la scala esterna d’accesso – il gaifo – che conduce al piano superiore. L’interno dell’abitato a cui si accede da Porta della Terra, è contrassegnato della Chiesa Matrice, dedicata alla SS. Annunziata, realizzata sul luogo dove in età medievale sorgeva un omonimo edificio di cui sono ancora visibili i ruderi dell’abside. La nuova chiesa fu costruita nel 1854 sotto l’arcivescovo di Bari Michele Basilio Clary, come si rileva dall’epigrafe posta sotto l’architrave della porta maggiore. La pianta è ad una navata con tre cappelle per lato, e la superficie interna è scandita da lesene scanalate con basi e capitelli ionici, su cui ricorre, continuo, un alto cornicione sul quale imposta la volta a botte con lunette, in cui si aprono le finestre rettangolari. Vi si conserva un pregevole dipinto su tavola raffigurante lo Sposalizio di S. Caterina: la Vergine, vestita di rosa e con un manto azzurro, che dal capo scende fluente sulle spalle e sulle ginocchia, è seduta con in grembo il Bambino, che infila l’anello al dito di S. Caterina. Il dipinto è attribuito alla scuola fiorentina del XII secolo.
14/07/2015
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