L’ENCICLOPEDICO GIUSEPPE SAVERIO POLI, NUMISMATICO DIMENTICATO - 1^ parte
Dal 26 al 28 settembre si è tenuto presso l’Hotel Terme di Agnano il 1° convegno “Città di Napoli”, organizzato dal Circolo Numismatico Partenopeo.
Il programma prevedeva in particolare l’interessante conferenza dal titolo “Numismatici e Numismatiche”. Moderata dal dott. Giuseppe Ruotolo di Bari, presidente dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici, ha commemorato sei illustri numismatici meridionali. Tra i relatori vi era anche lo scrivente, che ha ricordato uno dei molfettesi più insigni, purtroppo dimenticato come numismatico: Giuseppe Saverio Poli. Nella seconda metà del ‘600 Chioggia, in provincia di Venezia, mediante l’esodo delle sue maestranze per eccesso di manodopera, divenne il centro di diffusione della tecnica cantieristica nei porti adriatici. Il 1685 si stabilì a Molfetta Giuseppe Poli, che impiantò in località “i Pali”, sul litorale di Ponente, un cantiere per la costruzione di tartane e bragozzi, antesignano di un’attività che, forte di un’antica tradizione locale, avrebbe avuto un roseo futuro.
L’intraprendente costruttore di origine chioggiotta fu nonno di Giuseppe Saverio Poli, nato a Molfetta il 26 ottobre 1746 da Vitangelo e da Eleonora Corlè. Dopo aver completato i primi studi presso il locale Seminario, Giuseppe Saverio fu inviato all’Università di Padova, dove si iscrisse alla facoltà di Medicina. Oltre la laurea, si perfezionò in greco, latino e francese, idiomi che parlava compiutamente, nonchè in fisica, botanica e storia naturale, discipline verso cui aveva manifestato una spiccata attitudine. Rientrato a Molfetta dopo aver esercitato per breve tempo la professione, si trasferì a Napoli, dove riprese gli studi. Quivi nel 1771 venne chiamato ad insegnare geografia e storia, col grado di sottotenente, presso l’Accademia istituita da re Fernando IV di Borbone. Promosso tenente, fu inviato a Londra per l’acquisto di strumenti fisici ed astronomici; colse l’occasione per visitare in Italia, Francia, Germania e Olanda i più qualificati istituiti di insegnamento e studiare metodi applicativi meccanici. A Londra strinse amicizia con vari scienziati, da cui acquistò collezioni di conchiglie, di farfalle del Surinam (Guyana Olandese), utensili adoperati dagli indigeni dell’Oceano Pacifico ed altre curiosità provenienti dalla Cina, che portò a Napoli.
In seguito il Governo borbonico lo nominò docente di fisica sperimentale nell’Ospedale degli Incurabili, all’Accademia militare e infine presso l’Università. Le sue vaste conoscenze in materia furono compendiate nell’opera “Elementi della Fisica Sperimentale”, pubblicata il 1787, che ebbe molteplici ristampe anche al di fuori del Regno di Napoli, poichè adottata come testo in licei ed università.
28/07/2015
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