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I porti pugliesi: infrastrutture e funzioni - I porti della pesca
L’analisi della pesca professionale marittima è marginale rispetto al contenuto che si intende dare al presente lavoro, nondimeno sembra opportuna una pur fugace informazione per i sui riflessi nel sistema portuale.
La legislazione divide la pesca in: pesca costiera, pesca mediterranea o di altura e pesca oltre gli stretti od oceanica. La prima non presenta molti problemi per la propria organizzazione o per il reperimento del mercato, in quanto il pescato viene immediatamente venduto ai privati senza la presenza di intermediari tra pescatori e clienti: gli inconvenienti che possono sorgere per tale tipo di pesca sono la concorrenza esercitata dalla pesca da diporto e i danni derivanti dall’inquinamento.
La pesca costiera si esercita in quasi tutti i piccoli porti della Puglia e a volte vengono destinate ad essa anche zone dei porti maggiori (Bari, Brindisi e Taranto), oltre a specchi acquei dei porti commerciali di minore importanza.
La pesca mediterranea o di altura e la pesca oceanica coinvolgono il settore portuale quello della cantieristica per gli obiettivi propri del settore pesca riguardanti essenzialmente l’incentivazione del processo di svecchiamento e miglioramento qualitativo e dimensionale delle navi da pesca, l’adeguamento strutturale portuale, il potenziamento delle catene del freddo e così via.
Esse agiscono sul paesaggio portuale ed evidentemente necessitano di spazi in bacino più organizzati dei primi.
Anche l’acquacoltura modifica l’economia portuale per la necessità degli spazi e delle condizioni ambientali da essa richieste. La ricerca scientifica per la pesca interessa l’economia regionale pugliese per l’esistenza di un laboratorio del Consiglio Nazionale delle Ricerche che si occupa di biologia marina applicata all’acquacoltura; la Puglia, qualora si decidesse ad intervenire secondo le indicazioni programmatiche in atto, vedrà insediarsi, inoltre, a Brindisi e a Taranto due centri di ricerca applicata alla pesca .
Prescindendo dalle divisioni interne del settore e considerando quanto è avvenuto nei porti pugliesi si può dire che i porti minori interessati alla pesca risultano attualmente diffusi su tutto il litorale.
Per quel che concerne il movimento peschereccio i porti con aumento nell’ultimo quinquennio di natanti iscritti nel R.N.M.G. sono soltanto: Lesina, Rodi Garganico, Vieste, Manfredonia, Molfetta e Brindisi; per gli altri porti risultano diminuzioni delle navi da pesca iscritte, a volte anche notevoli.
Tutti i porti pescherecci, ad eccezione di quelli che risultano anche commerciali, sono di competenza regionale o comunale.
31/07/2015
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''I porti storici della Puglia tra storia e riuso'' a cura dell'Ing. Raffaele Bronzuoli |
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