Un risparmio di circa 60 milioni di euro per il taglio dell’imposta sul reddito delle società (Ires). Ecco quanto risparmierebbero le imprese pugliesi con la misura contenuta nella Legge di Stabilità 2016
Bari, 20/10/2015 – Circa 60 milioni di euro in meno a seguito del taglio dell’imposta sul reddito delle società (Ires). Ecco quanto risparmierebbero le imprese pugliesi, a parità di reddito dichiarato, se la misura contenuta nella Legge di Stabilità 2016 entrasse in vigore già dal prossimo anno. Il risparmio medio si aggirerebbe attorno ai 134mila euro.
A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato i dati del Dipartimento delle Finanze.
Dopo l’ultimo Consiglio dei ministri, il premier Matteo Renzi ha annunciato la riduzione dell’aliquota Ires che scenderebbe dal 27,5 al 24 per cento dal 2017.
Ma un anticipo, già dall’anno prossimo, sarà possibile solo ad una condizione: «Se la Commissione europea riconoscerà lo 0,2 per cento di spazio di Patto in più (circa 3,3 miliardi) per l’evento migratorio eccezionale». In tal caso, ha detto Renzi «anticiperemo al 2016 le misure previste per il 2017, tra cui l’Ires».
Va ricordato che le aziende pugliesi versano mezzo miliardo di euro all’anno per l’Ires attraverso 58mila dichiarazioni, pari al 5 per cento del totale nazionale (1.097.413). Le società pugliesi hanno dichiarato un imponibile di un miliardo 820 milioni e, considerato l’incremento delle dichiarazioni rispetto all’anno prima, il reddito imponibile medio è sceso da 63.945 a 59.594 euro, pari ad un tasso negativo del 6,8.
«Le simulazioni effettuate dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – danno l’idea di quale sia l’effettiva ricaduta locale di uno degli interventi più importanti della manovra. Probabilmente, considerata la composizione del tessuto produttivo pugliese, l’impatto del taglio IRES non è così rilevante come in altri territori italiani, a maggiore densità di imprese in forma societaria.
Nel complesso, la legge va nella direzione giusta: è stata incrementata la franchigia IRAP, viene introdotta la possibilità di recuperare immediatamente l’IVA sui crediti insoluti e viene rivisito il regime forfettario dei “contribuenti minimi”. Importante è che si sia scongiurato l’aumento dell’IVA, per evitare di pregiudicare ulteriormente i consumi. Positivi anche gli interventi previsti in favore delle ristrutturazioni edilizie.
Eppure tardano ad arrivare i provvedimenti più a misura di piccola impresa: la deducibilità totale dell’IMU sugli immobili strumentali, ancora oggi onerati da una tassazione paradossale, ne è un esempio. L’attuazione della delega fiscale ancora sospesa consentirebbe alle imprese soggette ad IRPEF di tassare ad aliquota proporzionale IRES gli utili non prelevati perchè reinvestiti in azienda e, soprattutto, permetterebbe ai soggetti in contabilità semplificata di pagare le tasse solo dopo l’incasso delle fatture.
Infine – conclude Sgherza – la conferma dell’esonero contributivo per incentivare le assunzioni o le trasformazioni a tempo indeterminato è sicuramente un provvedimento apprezzabile. Peccato, però, che per alimentare tali misure, il Governo continui ad attingere a piene mani dai fondi europei originariamente destinati al Mezzogiorno, di fatto utilizzati alla stregua di un bancomat».
22/10/2015
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