Comunicato stampa
Ecco come si riscaldano i pugliesi
Bari, 19/01/2016 – In Puglia, il 97,2 per cento delle famiglie ha installato un impianto di riscaldamento, mentre il 2,8 per cento ne è privo. A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat.
Il sistema di riscaldamento più diffuso è l’impianto autonomo, utilizzato dall’82,9 per cento delle famiglie; seguito dalle apparecchiature singole fisse o portatili (14,1 per cento) e dall’impianto centralizzato (appena il tre per cento delle famiglie).
Quest’ultimo è maggiormente diffuso nel Nord-Ovest (lo adotta, infatti, quasi una famiglia su tre), mentre gli impianti singoli sono più utilizzati nel Mezzogiorno (31,3 per cento delle famiglie), considerate anche le minori necessità di riscaldamento grazie a temperature, generalmente, più miti.
La principale fonte energetica di alimentazione degli impianti di riscaldamento nelle abitazioni pugliesi è il metano, utilizzato dal 78,7 per cento delle famiglie; seguono le biomasse con il 11,5 per cento, l’energia elettrica con il 3,6 per cento, il gpl con il 3,4 per cento e il gasolio con il 2,8 per cento.
Oltre la metà delle famiglie pugliesi (57 su 100) non possiede un sistema ausiliario di riscaldamento dell’abitazione, mentre il 43 per cento delle famiglie ha un impianto aggiuntivo a quello principale. La tipologia più diffusa è quella degli apparecchi singoli fissi, utilizzata dal 27,5 per cento, seguita dagli apparecchi singoli portatili (15,5 per cento) e dal sistema centralizzato o autonomo (5,6 per cento).
Riscaldamento dell’acqua
La quasi totalità delle famiglie possiede un sistema di riscaldamento dell’acqua, solo lo 0,4 per cento delle famiglie non ne dispone. La tipologia di dotazione (unica o prevalente) più comune è l’impianto autonomo (83 per cento), seguito dagli apparecchi singoli, come scaldabagni o scaldacqua (14,9 per cento) e dall’impianto centralizzato (2,1 per cento). Si rileva che il 76 per cento delle famiglie adotta lo stesso sistema per riscaldare l’abitazione e l’acqua, con una prevalenza dell’impianto autonomo su quello centralizzato.
Gli impianti di condizionamento
I climatizzatori caldo/freddo a pompa di calore sono utilizzati dal 68,8 per cento delle famiglie con un impianto di condizionamento dell’aria, quelli per il solo raffreddamento dal 29,5 per cento e i sistemi centralizzati o autonomi dall’1,7 per cento.
L’uso della legna e pellets
Il 17,4 per cento delle famiglie pugliesi fa uso di legna per scopi energetici, consumando mediamente 2,8 tonnellate all’anno (per un totale di 763.505 tonnellate). Una quota molto più bassa, l’1,4 per cento delle famiglie, utilizza i pellets a fini energetici, con un consumo medio annuo di 1,3 tonnellate per famiglia (per un totale di 28.870 tonnellate).
Le imprese e gli occupati
Nel settore dell’Installazione di impianti elettrici, idraulici ed altri lavori di costruzione e installazione si contano 7.107 imprese artigiane, di cui 2.964 nella provincia di Bari, 1.928 in quella di Lecce, 908 in quella di Foggia, 655 in quella di Taranto e 652 in quella di Brindisi. Rappresentano il 5,5 per cento del totale nazionale (129.054). Gli addetti sono ben 14.897, di cui 9.291 nella provincia di Bari, 5.950 in quella di Lecce, 3.033 in quella di Foggia, 2.866 in quella di Taranto e 2.093 in quella di Brindisi. Corrispondono al 5,2 per cento del totale nazionale (284.652).
In Italia, il 61,8 per cento delle famiglie vive in abitazioni che non sono isolate termicamente, con valori che vanno dal 25,4 per cento per le abitazioni costruite dal 2000 al picco del 78,6 per cento per le abitazioni costruite tra il 1900 e il 1949. Per il 38,2 per cento delle famiglie che vivono in abitazioni con isolamento termico, la tecnica più utilizzata è quella delle intercapedini (per il 58,7 per cento delle famiglie in appartamenti con isolamento termico), seguita dal cappotto esterno, che consiste nell’applicazione di materiale isolante esternamente alle pareti (24,6 per cento) e dal cappotto interno, applicazione di materiale isolante all’interno delle pareti (16,7 per cento).
Sempre in Italia, il 98 per cento delle famiglie vive in abitazioni dotate di un impianto di riscaldamento dell’ambiente: si tratta della totalità delle famiglie del Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e delle Province autonome di Trento e Bolzano, mentre in Sicilia si riscontra l’incidenza più elevata di famiglie in abitazioni prive di sistemi di riscaldamento (11,6 per cento).
«L’approfondimento effettuato dal nostro Centro Studi regionale – commenta Paolo Lattarulo, presidente degli impiantisti e manutentori termoidraulici di Confartigianato Puglia - fornisce un quadro di dettaglio sulla situazione degli impianti di riscaldamento domestico nella nostra regione: un tema di emergente attualità considerato quanto successo nelle ultime settimane in tante città italiane a causa degli elevati livelli di inquinanti in atmosfera.
La larghissima diffusione di impianti di tipo autonomo – spiega il presidente – rende cruciale il ruolo delle numerose imprese pugliesi operanti nel settore dell’installazione e della manutenzione. La periodica e puntuale esecuzione dei controlli da parte di una ditta qualificata non è solo un obbligo di legge: è un passaggio imprescindibile ai fini del mantenimento degli standard di funzionamento e della sostenibilità ambientale degli impianti.
Tuttavia, sono troppe le unità non censite o al di fuori di ogni monitoraggio e ciò rappresenta non solo un rischio per la salute pubblica, ma un pericolo concreto per le persone che le utilizzano.
Altra nota dolente sono i ritardi nell’adeguamento del nostro patrimonio immobiliare, vetusto e non al passo con tecnologie semplici, che assicurerebbero risparmio di denaro e di emissioni. Sono ancora attivi numerosi impianti a gpl e gasolio, molti dei quali all’interno di edifici pubblici ed il numero degli fabbricati termicamente isolati è davvero troppo basso. Un serio piano regionale di censimento ed efficientamento – conclude il presidente – non solo migliorerebbe la qualità dell’aria che respiriamo, ma darebbe ossigeno anche ai comparti dell’impiantistica e dell’edilizia, tra i più duramente colpiti dalla crisi economica».
23/01/2016
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