I CENTRI STORICI: ACQUAVIVA DELLE FONTI - 5^ parte
I CENTRI STORICI: ACQUAVIVA DELLE FONTI
5^ parte
Nelle Cappelle laterali si possono ammirare: nella cappella del Rosario una grande tela raffigurante la Vergine del Rosario e i Misteri, l’Altare del Crocifisso con tela raffigurante S. Teresa d’Avila e S. Caterina da Siena che adorano la Croce e un Crocifisso ligneo del secolo XVII; nella Cappella di S. Nicola un imponente altare in muratura e stucco costituisce l’unica testimonianza degli arredi del luogo in cui il feudatario di Acquaviva, Carlo De Mari, volle eretto il luogo di sepoltura per sè e per i membri della famiglia. Di recente il campanile, gravemente mutilato da un fulmine nel 1991, è stato oggetto di un accurato studio di restauro. Come in tutte le città di Terra di Bari, i complessi conventuali e le chiese a questi annessi rappresentano veri e propri musei d’arte, anche ad Acquaviva la presenza degli ordini monastici ha arricchito la città di autentici gioielli d’arte.
La più antica comunità femminile di cui si ha notizia nella città è quella del Monastero di S. Benedetto, rifondato nel 1570, del quale si hanno notizie dai documenti a partire dal XIII secolo. La settecentesca facciata della chiesa, sull’omonima via, è organizzata su due ordini di paraste e chiusa da un timpano curvilineo che inquadra un’apertura polilobata. Pesanti festoni di frutti fiori e foglie decorano il portale sormontano da un ovale con la statua di S. Benedetto. L’elegante campaniletto, semplicemente giustapposto alla facciata, è sottolineato dal leggero effetto chiaroscurale creato dalle bugne angolari; fa bella mostra, nella specchiatura del secondo ordine un’elegante finestra con volute. All’interno si possono ammirare gli altari lignei della Madonna delle grazie, con coppie di colonne tortili e un rigoglioso intreccio di foglie e fiori che incorniciano l’immagine della Vergine; e quello della Pietà, con la tela, realizzata alla fine del XVI raffigurante una Pietà fra S. Benedetto e S. Bernardo inquadrata da lesene e volute dal leggero rilievo.
La fondazione del convento con la Chiesa di Santa Chiara risale al 1621 per volere del notaio Tambone, ma abbondanti rimaneggiamenti furono realizzati fino al secolo successivo. La chiesa conserva su via Pepe una facciata divisa in due ordini da un fregio a trifogli e metope adorne di mascheroni e rosette. Sull’ordine inferiore, al di sopra del portale, si aprono tre nicchie, quella centrale accoglie la statua di Santa Chiara. All’interno, a navata unica, fanno bella mostra gli eleganti altari barocchi in stucco, dalle sinuose e morbide linee curve, con le paraste ribattute e ruotate, il timpano curvilineo spezzato e il susseguirsi voluttuoso di foglie volute e putti. Più rigide le linee dell’altare maggiore, dai pur preziosi marmi policromi. Davanti all’altare maggiore, una porzione di pavimento in rigiole raffigura il motivo del pellicano che, ferendosi il petto, procura nutrimento ai suoi piccoli.
Dall’antico convento francescano, costruito nel XVI secolo rimane la chiesa di Santa Mara Maggiore. Povera e severa nel suo aspetto esterno con campanile sporgente sul segreto e la facciata liscia con il portale, semplicemente tagliato nella parete, conserva nel’unica navata con cappelle laterali comunicanti, una cantoria riccamente affrescata con figure di cardinali appartenuti all’ordine attribuiti al pittore bitontino Gliri, tele del XVII e XVIII secolo, gli altari dedicati a S. Giuseppe e a S. Antonio, con colonne e stucchi dorati, e un ricchissimo organo barocco.
11/11/2016
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