«Bene l’introduzione dell’Iri, ma sulle tasse occorre un taglio più drastico». In Puglia si contano 34.691 società di persone e 143.051 imprenditor
«Bene l’introduzione dell’Iri, ma sulle tasse occorre un taglio più drastico». In Puglia si contano 34.691 società di persone e 143.051 imprenditori
«L’introduzione dell’Iri è sicuramente un passo importantissimo per sostenere la ripresa. Tuttavia, occorre un taglio decisamente più drastico ed immediato della pressione fiscale a carico delle piccole e medie imprese». E’ quanto chiede Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, a proposito del pacchetto di agevolazioni inserito nella legge di Stabilità 2017 che introduce la «flat tax» per le società di persone e le ditte individuali.
Con questa nuova imposta, se si lasceranno i guadagni nell’azienda sarà possibile «sfuggire» alle aliquote Irpef e gli utili saranno tassati al 24 per cento, così come avverrà dall’anno prossimo con l’Ires (la cui aliquota scenderà dall’attuale 27,5 per cento al 24).
La platea potenzialmente interessata - secondo i dati del Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia - riguarda nella sola nostra regione 34.691 società di persone (con partita iva) e 143.051 imprenditori individuali. Questi ultimi rappresentano il 7,2 per cento del totale nazionale (1.981.103).
L’anno scorso, in 140.497 hanno dichiarato redditi positivi, per un ammontare complessivo di due miliardi 86 milioni di euro. Il reddito medio è risultato pari a 14.850 euro, l’imponibile pari ad un miliardo 777 milioni.
L’imposta lorda è stata pari a 120,8 milioni, mentre quella netta a 295 milioni e mezzo. In media quest’ultima grava per circa 4mila euro.
Secondo Sgherza «l’introduzione dell’IRI rappresenta il punto di arrivo di un percorso che ha visto impegnate in prima linea Confartigianato e Rete Imprese Italia. Sin da quando si è cominciato a parlare di riforma, abbiamo sostenuto la necessità di un fisco che fosse più equo, soprattutto nei confronti delle piccole imprese.
Il meccanismo dell’imposta va in questa direzione. Consentirà infatti che i redditi di impresa, compresi quelli prodotti in forma associata da soggetti passivi Irpef, qualora reinvestiti nell’attività aziendale, siano assoggettati ad una tassazione differente, con aliquota al 24%. In fondo – spiega Sgherza – si tratta di attuare quanto previsto dalla stessa legge delega sulla riforma, che ha posto l’obiettivo della neutralità fiscale dei redditi di impresa rispetto alla forma giuridica della stessa.
Proprio per questo motivo, non possiamo che accogliere con un giudizio positivo gli ultimi passi del Governo: l’abbinamento di IRI, tassazione per cassa (si paga all’incasso della fattura e non al suo stacco) e revisione degli studi di settore è sintomo di una inversione di tendenza. Tuttavia – continua il presidente – anche presi tutti insieme, questi provvedimenti, di cui comunque aspettiamo le versioni definitive e l’effettiva attuazione, non rappresentano che una limatura rispetto all’enorme macigno della pressione fiscale che opprime le nostre piccole imprese. Occorre pertanto agire in maniera più decisa per consentire al nostro tessuto produttivo di agganciare una ripresa che, ad oggi, è fortemente condizionata dal fattore “tasse”.
La stessa Iri, in quanto strumento utile alla patrimonializzazione ed all’investimento nell’impresa - conclude Sgherza - potrà essere utilizzata nell’immediato solo da una platea piuttosto ristretta di imprenditori, ossia quelli che sono riusciti a gestire con successo la fase di crisi. Insomma: si tratta di un intervento destinato a portare frutto sulla lunga distanza, ma che purtroppo non dà risposta alle migliaia di artigiani e piccoli imprenditori che non sono ancora nelle condizioni di poter privare se stessi e le proprie famiglie di preziose risorse economiche per destinarle alle proprie attività».
24/01/2017
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