''Storia e devozione dei S. Medici Cosma e Damiano'' a cura del prof. Cosmo Tridente
Il principale biografo dei Santi Medici Cosma e Damiano fu il Vescovo Teodoreto che resse dall’anno 423 al 458 la città episcopale di Kyros, in Siria, dove fu eretta la prima Basilica a loro intitolata, dalla quale poi il culto si estese in tutto il mondo occidentale.
Secondo tale biografo, Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli, nati nella seconda metà del terzo secolo a Egea, in Arabia. Dopo aver studiato medicina in Siria, si stabilirono nella provincia della Cilicia, odierna Turchia. Pare che avessero altri tre fratelli di nome Antimo, Leònzio ed Euprèprio. Ad impartire loro la fede in Dio dovette incaricarsi la madre, di nome Theodata, perchè il padre morì presto durante una persecuzione in Cilicia. I Santi Medici si distinguevano per la solerte e benefica operosità verso i malati, con predilezione per i più poveri e gli abbandonati. La tradizione riferisce anche che curavano i malati senza mai chiedere alcun compenso. Ciò valse loro l’appellativo di “Santi Anargiri”(senza argento) cioè capaci di cura senza compenso. Ne è testimonianza il celebre episodio tramandatoci da Jacopo da Varagine (sec.XIII) nella cosiddetta “Legenda Aurea”: una donna di nome Palladia, guarita da Cosma e Damiano, desiderava a tutti i costi che Damiano accettasse il modesto compenso di tre uova. Damiano, di nascosto, accettò il piccolo dono ma fu perdonato dal fratello solo quando in sogno fu scusato dal Signore.
I fratelli medici acquisirono una straordinaria notorietà presso il popolo sia per la loro forte fede cristiana, sia per il loro singolare talento di guarire dalle malattie, tanto da giungere all’orecchio del Governatore della Cilicia, Lisia, che li fece arrestare con l’accusa di perturbare l’ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata. Furono invitati da Lisia a rinnegare la propria fede in Cristo e a bruciare l’incenso in segno di adorazione alle divinità pagane. I Santi si rifiutarono per cui furono sottoposti ad una serie di torture, nella vana speranza di farli recedere dal loro fermo proposito. Teodoreto ci informa che “i Santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte”
Come primo castigo fu loro inflitta la fustigazione, senza ottenere alcun risultato. Allora, legati mani e piedi, furono fatti precipitare nel mare dall’alto di una rupe, ma il Signore li trasse in salvo. L’indomani il tiranno ordinò che fossero bruciati vivi in una fornace ardente: le fiamme divamparono ma i Santi ne rimasero incolumi. Furono poi condannati alla lapidazione ma ancora una volta il popolo fu spettatore di un fatto straordinario: le pietre scagliate verso i Santi non raggiunsero questi ma ritornarono indietro, come boomerang, verso coloro che le avevano lanciate. Esasperato, il tiranno ordinò la decapitazione: era il 26 settembre del 303.
Fra i tanti tormenti subiti, i gloriosi martiri rimasero forti e fedeli nella fede, da meritare un secondo appellativo, quello di “Santi Campioni”.
I resti dei due Santi rimasero per molti anni presso la Basilica di Kyros .Nell’anno 528, essendo Papa Felice IV, furono trasferiti a Roma, nella zona dei Fori Imperiali, dove fu edificata una grande Basilica. Effettuata la ricognizione il 24 maggio 1924, le ossa dei martiri, unitamente a quelle degli altri fratelli, furono riposte in una nuova urna di metallo e ricollocate in una cripta sotto l’altare maggiore.
Nella nostra Regione i Santi Medici sono particolarmente venerati a Bitonto, Oria, Alberobello, Maglie, Polignano, Conversano e Monopoli.
La devozione dei molfettesi per i Santi Medici, venerati nella Parrocchia S.Gennaro, è molto antica. Infatti, sotto il parrocato di Luigi Saverio Nisio (1808-1825) il culto era già fiorente con novena e processione, per le vie della città, di antiche statue dei Santi. Gli attuali simulacri, di autore ignoto, furono scolpiti in legno nel 1859 con denaro di Giuseppe Attanasio, il quale fece altresì riedificare nella cappella, entrando a destra, un altare in marmo con un cancello in ferro nonchè la base per le processioni, come si rileva dalla lapide posta sulla parete destra: “Omnipotenti Deo Sanctis Cosmae et Damiano aediculam Josephus Attanasio sumptibus suis ara de marmore excitato ipsorum et ligno simulacris ab integro sculptis pegmate quoque ad solemnem pompam opere caelato affabre confecto ferreis cancellis septam munivit hac lege ut quotannis in perpetuum XIV sacra et chorale anniversarium dormitionis die a curione peragerentur lapis marmorea causa positus Anno MDCCCLIX “.
Don Saverio De Palma, parroco per molti anni della parrocchia S.Gennaro, in un suo articolo pubblicato su “Luce e Vita” del 1981, ci fa sapere che nel 1955 il suo predecessore Mons. Donato Carabellese a rendere più fervido il culto dei Santi trasformò la cripta, destinata per la sepoltura dei fedeli defunti, a luogo di culto per i Santi. Successivamente la cripta, come luogo di culto, per varie ragioni risultò inadatta e fu adibita per attività pastorali e della A.C.R
Nel 1961 don Saverio De Palma destinò alla devozione dei Santi la cappella situata a destra dell’altare maggiore, costruita originariamente come sagrestia e poi adibita al culto di S.Luigi, fornendola di un altare in marmo su cui erano sistemate le due statue e decorandola con una vetrata, donata nel 1962 da Mastropierro Giovanni Battista, su cui è raffigurato il Cristo che guarisce un infermo per sottolineare la centralità di nostro Signore. Attualmente, per volontà del parroco don Giuseppe De Candia, le statue lignee dei Santi Medici sono ritornate nel loro sito originario (entrando cappella a destra).
Per concludere, mi sembra opportuno rispondere ad alcuni quesiti:
Il nome “Cosma” attribuito al Santo non è il femminile di Cosmo, come paradossalmente può sembrare, ma l’eredità del culto tributato al Santo in ambiente bizantino, in cui il nome per una qualsivoglia evoluzione aveva assunto la terminazione -as (Kosmas), che sia in greco antico sia in bizantino è maschile. E’ superfluo aggiungere nozioni relative alla declinazione greca interessata. Le forme onomastiche derivanti da questo Santo (Cosmo, Cosimo, Cosima e diminutivi) rispondono all’uso locale del nome originario, non esclusa la volontà di renderlo con la terminazione tipica del maschile nell’italiano moderno.
Nell’iconografia molfettese dei Santi Anargiri è simboleggiata una colomba tra le due statue: com’è noto, la colomba è simbolo dello Spirito Santo. Lo dice Matteo (3,16) a proposito del battesimo di Gesù. Ma nella fattispecie, la colomba è simbolo di fedeltà poichè i colombi sono monogami. Infatti, i Santi Medici furono fedeli a Cristo fino alla morte.
La processione esterna ha luogo la seconda domenica di ottobre perchè, partecipandovi donne, uomini e giovani, questo dava la possibilità alla popolazione rurale di portare a termine le attività legate alla campagna vinicola. Inoltre, è l’unica processione che si svolge al mattino (a parte quelle della Settimana Santa), perchè in origine aveva una lunga durata. Infatti, iniziava alle ore 8 del mattino e terminava nel tardo pomeriggio verso le ore 16-17. Con il passare degli anni la durata si è sempre più ridotta, fino a raggiungere le attuali quattro ore (dalle ore 8 alle ore 12 circa).
Segni distintivi di questa processione sono: la partecipazione a piedi scalzi di molti devoti e il procedere con grossi ceri accesi. In particolare, a Bitonto i devoti camminano di spalle e con lo sguardo fisso ai Santi. Per di più, alcuni ceri sono talmente ampi di diametro da essere trascinati su appositi carretti. Si tratta di ceri giganti che simboleggiano la devozione collettiva di gruppi di pellegrini. I piedi scalzi rappresentano la prova per attestare la propria fede e la propria riconoscenza ai Santi che hanno guarito nella malattia, hanno aiutato nel bisogno. Il cero rappresenta l’offerta come segno personale di forte partecipazione collettiva. Ognuno ha qualcosa da chiedere; ognuno spera in qualcosa, in una grazia da ricevere.
31/10/2012
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