È la tendenza principale del gusto collettivo, in quel preciso momento storico e in quel contesto socio-culturale. Essa consiste principalmente in un modo di vestire, di adornarsi, di acconciarsi e, più in generale, nell’acquistare indumenti e accessori riconosciuti come, appunto, “di moda” grazie alle griffe e alla pubblicità. In realtà tutti i beni materiali possono diventare una moda, ma è l’abbigliamento a farla da padrone, in quanto legato al tema dell’identità personale e dell’immagine di sè. In tal senso seguire o non seguire la moda è un’importante forma di comunicazione non verbale.
Le parole della moda “Io non metterei mai cose prese al mercato”, “Se non ho vestiti firmati, non vado in giro”, “Io non seguo la moda come un pecorone”, “Queste scarpe non mi piacciono, ma sono tanto di moda”, “Deve avere tanti soldi per vestire sempre all’ultimo grido”.
In ogni tempo e in ogni civiltà umana è emerso un gusto dominante che ha dato forma al modo di vestirsi, di fare arte e usare il tempo libero e, più in generale, di plasmare stili di vita. Da tempi ormai esso ha preso il nome di “moda”, parola che più di altre contiene in sè due aspetti completamente opposti. Da un lato infatti “essere alla moda” indica l’atteggiamento di chi sa stare al passo coi tempi e da vivere il presente, di chi sa aggiornarsi ed è sensibile alle trasformazioni dei costumi. E tutto ciò equivale a un valore aggiunto che aumenta il senso di identità della persona e al contempo ne rende valida l’immagine sociale. Dall’altro “seguire la moda” richiama il concetto di massificazione, del “seguire il gregge” e quindi dell’aderire acriticamente a un gusto collettivo senza tenere conto di quello personale. In tal senso, “essere alla moda” diventa un disvalore che equivale a una perdita di personalità, all’assenza di proprie idee, all’incapacità di scegliere e all’influenzabilità da parte dei mass-media.
01/08/2017
Importanza della comunicazione e linguaggio del corpo