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3° appuntamento con la rubrica curata dalla scuola paritaria l'Isola di Peter Pan:L’ATTIVITA’ PERCETTIVA E IL SUO SVILUPPO
Prima di addentrarci in maniera specifica nello sviluppo percettivo del bambino, è utile definire cosa è la percezione. Essa è una forma dell’attività cognitiva. Attraverso la percezione giungiamo a conoscere direttamente una certa realtà localizzata spazialmente davanti a noi, dietro di noi o anche dentro di noi. In ognuno di questi casi, ciò con cui veniamo a contatto è una realtà presente qui ( nel senso di immediato rapporto con noi) ed ora. Gli organi di senso forniscono informazioni essenziali sulla realtà che ci circonda e ci permettono di percepire i sapori, gli odori, i suoni, gli oggetti e le persone dell’ambiente. Nella psicologia del senso comune si pensa che le percezioni corrispondano agli stimoli della realtà fisica e ne siano una fedele copia, in una perfetta corrispondenza tra realtà fisica e realtà percepita. In verità le cose non stanno come sembrano e infatti, il mondo percettivo non è una copia diretta dell’ambiente, bensì il risultato di mediazioni e di attività svolte dall’organismo. L’attività percettiva non consiste in una registrazione passiva e frammentaria, ma implica un’organizzazione dinamica e significativa dei dati della realtà. La percezione è un processo attivo e dinamico di elaborazione degli stimoli sensoriali che procede attraverso diverse fasi quali: l’analisi, la selezione, il coordinamento e l’elaborazione delle informazioni. In anni recenti, la sperimentazione psicologica ha fornito un notevole contributo allo studio dello sviluppo percettivo dei bambini, sottolineando come essi nascano con una gamma di facoltà percettive molto ampia. Riconoscere la presenza di abilità percettive e di predisposizioni presenti alla nascita non deve indurre a sottovalutare nè i limiti del neonato nè l'importanza dell'apprendimento che si realizza nei primi anni di vita. La maturazione del sistema nervoso del bambino, particolarmente rapida durante i primi 12 mesi, prosegue negli anni successivi seppur ad un ritmo meno accelerato e la percezione si arricchisce di elementi provenienti dalle nuove esperienze di esplorazione dell'ambiente. Durante la prima (sino a tre anni circa) e la seconda infanzia (fino ai sei anni circa) alcune importanti conquiste nella percezione visiva segnalano come si vadano perfezionando e stabilizzando la capacità di percezione analitica e globale. Tra bambini di diversa età e tra bambini e adulto esistono però importanti differenze, dovute essenzialmente al fenomeno del sincretismo infantile che caratterizza appunto l’infanzia. Con il termine sincretismo infantile si intende quel fenomeno per cui la percezione della struttura di insieme ostacola l'individuazione delle singole parti, è dunque difficile per il bambino scomporre una struttura unitaria nei suoi elementi costitutivi. Con l'età si affinerebbero le capacità analitiche e le abilità di cogliere i particolari degli oggetti. Tuttavia non è corretto impostare il problema in termini di contrapposizione tra visione globale e visione analitica. I dati sperimentali mostrano che a partire dai 3 anni e mezzo i bambini sono in grado di accedere percettivamente sia a configurazioni complesse sia alle unità che le compongono. Non si tratta quindi di una problema connesso alla visione in quanto tale, ma piuttosto ad altre condizioni che generano il prevalere dell'una o dell'altra organizzazione percettiva. Entrano qui in gioco sia le influenze derivanti dall'esperienza pregressa sia le proprietà strutturali degli stimoli, così come sono state studiate dalla psicologia della Gestalt. Quando l'insieme corrisponde ad una forma semplice o ad una struttura forte, esso tende ad imporsi, ma se le singole parti rappresentano oggetti familiari o particolari vistosi vengono preferite all'insieme. Si possono distinguere tre grandi periodi nello sviluppo percettivo: la percezione originariamente sincretica (globale - indifferenziata) diventerebbe analitica per poi diventare sintetica (globale differenziata). Mentre l'adulto percepisce un insieme strutturato, cioè organizzato nelle sue parti, nel caso del bambino il tutto o i dettagli sono distinti gli uni dagli altri senza un'integrazione. Intorno ai sei anni si realizza un'evoluzione nella percezione determinata, essenzialmente, dallo sviluppo di capacità cognitive che consentiranno una più marcata subordinazione della percezione alla cognizione. Ciò non significa che le attività intellettive si sostituiscano a quelle percettive, ma implica che le seconde si perfezionino diventando più complete ed efficienti. Tra i sei e i nove anni si assiste al superamento del sincretismo infantile in concomitanza con l'affermarsi di una migliore capacità di analisi e di esplorazione sistematica degli stimoli. Nei compiti di individuazione delle figure diviene più facile, ora, svincolarsi dal dato percettivo primario e dalla pregnanza della struttura completa per riuscire a scomporre e ricostruire lo stimolo in unità coerenti. In conclusione possiamo affermare che l’esistenza di uno sviluppo percettivo, rende evidente la possibilità di interventi educativi di vario tipo. Questi interventi possono irrobustire le capacità di analisi, favorire la scoperta di proprietà materiali e funzionali, offrire numerose esperienze percettive e mantenere viva la sensibilità del piccolo. Essi risultato poi tanto più importanti in quanto la percezione ha rapporti molto stretti con l’attività intellettuale intesa sia come strutturazione concettuale della realtà sia come ricerca della soluzione di problemi.
31/10/2012
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