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Terzo appuntamento con Stella Brignola
Ciao a tutti!
Come anticipato la volta scorsa, abbiamo appena attraversato due situazioni simboliche, Pasqua ed Equinozio di primavera.
Quest’anno per noi che viviamo in Italia, alle 04.45 del mattino è finito l’inverno e iniziata la primavera, un giorno sacro in cui luce e tenebre sono in perfetto equilibrio. La notte è uguale al giorno. Il culmine del sole arriva allo Zenit, cioè perpendicolare all’Equatore. Si risveglia la natura. E’ il momento della semina!
Un giorno che simboleggia la rinascita per tutte le culture del mondo, seppur non negli stessi orari e secondo le diverse posizioni degli emisferi in cui si trovano i paesi. La data varia dal 19 al 21 marzo perchè l’anno siderale (che è il tempo che impiega la terra a fare il giro completo intorno al sole) non è mai di 365 giorni esatti. Proprio per questa oscillazione temporale viene recuperato un giorno ogni 4 anni.
Mai come questo 2020, il momento storico ‘sospeso’ condiviso (pur non volutamente, e mal sopportato da molti) dall’umanità tutta, ha avuto una forte connessione tangibile di ciò che dovrebbe essere il significato profondo che ascrive alle leggi della natura dell’universo (nascoste simbolicamente nei vari testi sacri) che si cela dietro l’allegra festività pasquale. Anche se coercitivo di conseguenza alla gravità della situazione della salute mondiale, avrebbe dovuto avere in sè il seme della presa di coscienza, dell’individuazione del singolo a percepirsi come soffio trasformato in materia terrestre, che attraverso il sacrificio ritrova la sua origine divina e rinasce ad essenza spirituale. Dovrebbe rinascere un uomo nuovo, un mondo nuovo! Ed io me lo auguro di cuore.
Ma senza addentrarmi troppo in altre materie, mi limiterò a dare qualche spunto su alcuni simboli che porta con sè questa festa che chiamiamo Pasqua, che secondo me è diventata, come molte altre festività/rito, essenzialmente un grande circuito superConsumistico che adombra il significato reale e profondo, perdendo completamente di vista ciò che dovrebbe essere posto in evidenza e che, per quanto mi riguarda, va molto oltre qualsiasi contenuto religioso o culturale. Principale dovrebbe essere la ricerca di una consapevolezza soggettiva (e quindi globale) del significato dell’uomo sulla terra, e come può impersonare un messaggio che ha a che fare solo con un fine ultimo, se mai di fine si può parlare, ma anzi di infinito, e di pertinenza assolutamente ‘cosmica’. Il medesimo concetto dell’essere non singolo ed egoistico. Abbiamo potuto toccare con mano come al bene comune si concorra tutti insieme, ognuno nel suo ruolo e con responsabilità diverse.
Per parlare semplice e secondo la nostra geolocalizzazione, la festa della Pasqua occidentale si svolge tra la fine dell’inverno e l’inizio della Primavera e molti simboli di questa ricorrenza sono pre-cristiani.
La data ‘mobile’ in cui cade il giorno (che avviene la domenica successiva al plenilunio di primavera) è stata stabilita però a partire dal VI secolo. Prima di allora, infatti, era officiata ogni domenica, e via via con il passare del tempo, solo una volta all’anno, in concomitanza del giorno in cui si ricordava l’esodo degli ebrei in Egitto che avveniva nel plenilunio di marzo-aprile. Era l’occasione per festeggiare la libertà dalla schiavitù.
Una festa con tanti simboli che riportano al mondo animale: la colomba, l’agnello, il coniglio, ma quello più rappresentativo e che richiama alla vita che rinasce è l’uovo, che si veste di tanti significati diversi nel corso della storia e nelle diverse culture. Sarebbe troppo lungo raccontare il percorso di ogni aneddoto culturale o religioso rappresentativo di ogni paese, e quindi chi avrà voglia di approfondire, potrà farlo autonomamente, ma una cosa è certa, dall’uovo di gallina vero e proprio a quello decorato, dipinto, rivestito a foglia d’oro, e perfino ricoperto di gemme..….. regalare e scambiarsi un uovo è rimasto un gesto bene augurante !!
Ma quando è diventato di cioccolata?
Pare che non ci sia certezza di data e luogo in cui sono nate l’idea delle prime uova fatte con il cacao, ma se ne può dedurre almeno periodo e località risalendo alla storia della cioccolata attraverso l’evoluzione della lavorazione dall’uso liquido, alle torte, biscotti, cioccolatini. Si va dal ‘600 all’800, da Londra all’America passando per la Germania la Svizzera e Parigi! La commercializzazione vera e propria parte dal 1875 per merito dell’inglese John Cadbury. All’inizio erano piene, dure e ruvide perchè il cioccolato era grezzo. Si deve invece, allo svizzero Rodolphe Lindt un metodo di lavorazione che ha reso la materia più vellutata e morbida da gustare. Con il tempo, con l’intento di aumentare le produzioni e andare incontro ai gusti più diversi non si contano più le varianti al latte, pralinate, con la glassa, le mandorle, gherigli di noce, nocciola……e chi più ne ha più ne metta. E voi le avete assaggiate tutte?
Come tendenza personale prediligo e condivido un tipo di cacao possibilmente senza lattosio e biologico, coltivato cioè senza pesticidi come consigliano anche le direttive dei rapporti annuali sulla salute del pianeta. Purtroppo in alcuni paesi si usano ancora sostanze altamente tossiche per gestire le estese piantagioni, i cui frutti lavorati e trasformati continuano ad essere commercializzati con i veleni che hanno assorbito, che finiscono nel nostro organismo.
17/04/2020
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Non solo Musica …… rubrica curata da Stella Brignola |
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