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1° app. con la rubrica ''Nuove questioni meridionali'' a cura del prof. Beppe Manente

1° app. con la rubrica ''Nuove questioni meridionali'' a cura del prof. Beppe Manente


Molti opinionisti e intellettuali ritengono che una Questione Meridionale non esista più o, perlomeno, non abbia quella connotazione d’urgenza e di centralità che ha avuto nel secolo scorso.
Si pensa che nell’epoca della globalizzazione economica, della massificazione dei mezzi di comunicazione e delle politiche sovranazionali , le problematiche particolari di un territorio limitato, qual è il Mezzogiorno d’Italia, si possano riferire ai più ampi contesti nazionale e continentale, se non globale. La specificità di un territorio diviene, quindi, ben poca cosa, se vista in una prospettiva più generale di sviluppo, con tutte le negatività che questa evidenzia, per cui, risolvendo le questioni generali di una nazione, automaticamente si restringono gli spazi di problematicità di un ben definito ambito territoriale.
A questa sottovalutazione della Questione Meridionale ha contribuito, poi, in modo decisivo l’incidenza politica in Italia della Lega Nord che ha inculcato nell’opinione pubblica nazionale l’assunto incredibile per cui il vero grande problema italiano sia la Questione Settentrionale, secondo cui la parte più ricca del Paese è penalizzata dalle parte più povera. Un assurdo concettuale che ribalta completamente i termini reali del problema: in verità è la parte più povera del Paese che subisce i funesti risultati di una politica miope e distante dalla realtà, che lascia il Sud al suo destino e non sa impostare progetti e soluzioni efficaci in grado di favorire una maggiore coesione nazionale.
A parte, comunque, le false prospettive globalizzanti e le farneticazioni leghiste, tutti gli osservatori, o quasi, riconoscono la centralità, ancora oggi, della Questione Meridionale. Il vero problema, quindi, non è dato dal riconoscimento o meno dell’esistenza della Questione Meridionale ma dalla necessità di capire come essa oggi si presenti, quali siano le sue peculiarità, in rapporto ai tempi cambiati e al nuovi contesti sociali in cui essa si manifesta. Potremmo, a tal proposito, senz’altro parlare di una Nuova Questione Meridionale, nell’epoca di Internet, della cultura di massa, dei modelli condivisi di vita imposti dall’interazione continua (anche virtuale) tra individui e priva di confini culturali, economici e sociali, della ipermobilità fisica, per cui oggi il cittadino meridionale è, sì, cittadino del Sud ma anche cittadino del Mondo.
Stabilito questo, la Nuova Questione Meridionale, così come la “vecchia”, si connota ancora per due aspetti fondamentali: quello economico e quello culturale.
In questa rubrica cercheremo di analizzare il secondo aspetto, nella convinzione che la rinascita economica del Mezzogiono sia dipendente innanzitutto da un cambiamento culturale della popolazione meridionale, intendendo per “cultura” non solo l’accumulo e la diffusione di conoscenze riguardanti i più vari campi del sapere e dell’arte, ma soprattutto una mentalità diffusa e radicata in tutti gli strati della popolazione e che influenza in negativo i comportamenti sociali degli individui e dei gruppi locali.
Quali sono le caratteristiche di questa “cultura diffusa” ? Quali potrebbero essere le strategie e gli strumenti da mettere in campo per avviare una modifica in meglio della mentalità deviante presente nel tessuto sociale del Sud? Quali le risorse umane utilizzabili? Queste le domande a cui dare risposta.
Per ora mi fermo qui.
Grazie per l’attenzione e... alla prossima puntata.
A cura del prof. Beppe Manente


26/11/2012
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