1° app. con la rubrica ''L'arbitro e il mondo del calcio'' curata dal prof. Minervini
Carissimi lettori,
Qualche giorno fa incontrai un amico ed ex collega Prof. Felice Abbattista, il quale
conoscendo la mia lunga militanza nel mondo del calcio ed in particolare in quello
arbitrale mi propose di collaborare alla Sua iniziativa editoriale “Giromolfetta” con
l’apertura di una rubrica dal titolo:
“ L’Arbitro e il mondo del calcio”
Accettai con entusiasmo perchè da ex educatore (docente di geografia generale ed
economica c/o l’Istituto Tecnico commerciale G. Salvemini di Molfetta) ed Arbitro
Benemerito della Sezione “Paolo Poli” di Molfetta dal lontano 1959, con esperienze,
sia sul campo che fuori (ho avuto l’onore sia di Presiedere la sezione di Molfetta che
il Comitato Regionale Pugliese) mi entusiasmava l’idea di fornire delle indicazioni
cognitive del mondo arbitrale, ma soprattutto di sollecitare in particolare giovani
lettori al fine di indirizzarli alla pratica sportiva dell’arbitraggio realizzando un ottimo
processo formativo.
Mi piace sottolineare che l’attività arbitrale a Molfetta iniziò con due arbitri federali
: Bellifemine Luigi e Poli Nicola.
Nell’estate del 1932, uno sparuto gruppo di giovani molfettesi e dei paesi viciniori
frequentò il primo corso per aspiranti arbitri di calcio. Con comunicato n. 9 del 26
maggio 1933 del CITA, si costituì il Sottogruppo intestato a Paolo Poli, fratello
maggiore del Cap. Giosuè Poli, fervente pioniere dello sport molfettese, caduto nella
guerra mondiale 1914-18.Questo breve riferimento storico per sottolineare le
profonde radici di questa cellula formativa ed educativa presente nel nostro tessuto
sociale.
Qualità umane e spirituali per una efficace attività arbitrale
Mi piace introdurre questo aspetto riproponendo due pensieri del nostro amato
Don Tonino Bello (così desiderava essere chiamato) in occasione il primo nel
convegno del 25 aprile 1988 ed il secondo del 7 marzo del 1992.
“ In un’epoca in cui sperimentiamo l’erosione progressiva del libero arbitrio
confiscatoci dalle macchine in un mondo in cui le decisioni ultime sono sempre più
prese dagli altri sulla nostra pelle, in una civiltà che offre solo l’illusione di farci
scegliere mentre siamo scelti….. l’arbitro è rimasto il “luogo antropologico” in cui si
condensano tutte le caratteristiche fondamentali che fanno l’uomo veramente
libero: capacità di decidere senza delegare gli altri, rapidità nelle scelte senza
dilazionamenti della vigliaccheria, superamento della pura fattualità per leggere
all’interno dei gesti, equilibrio nel giudizio proteso alla visione globale, onestà di
fondo che mira all’armonia dell’insieme”
Il secondo:
“ Solo chi sa giudicare se stesso, con serenità interiore e con equilibrio, è in grado di
giudicare le cose, gli eventi, la storia, e, financo , un’azione di giuoco.
Auguri perchè, esprimendo la vostra missione di arbitri sui campi di calcio, rifuggiate
dall’arbitrio, abbiate un cuore indiviso, e sappiate umanizzare i rapporti.”
Quantunque questi pensieri siano stati espressi oltre venti anni fa essi sono non solo
attuali ma eterni.
Ebbene primo compito della Sezione è di educare i giovani arbitro all’acquisizione
degli stessi.
Opportuno è riferire ai giovani arbitro alcune annotazioni storiche sul giuoco del
calcio in modo ch’gli rifletta sulla necessità dell’indagine storica al fine di
comprenderne l’evoluzione ed interpretare nella giusta essenza l’attualità, di
comprendere anche che qualsiasi rapporto umano è regolato da norme
comportamentali, infatti, il giuoco del calcio nella concezione moderna ebbe le sue
origini in Inghilterra ove veniva praticato nelle singole scuole. Ciascuna scuola
applicava regole diverse per cui erano difficili incontri fra squadre di scuole diverse,
pertanto, prima di ciascun incontro si stabilivano le regole che i contendenti si
obbligavano a rispettare. Deputati ad intervenire ed eventualmente punire erano i
capitani delle squadre. Man mano che il giuoco si evolveva attraverso innovazioni
regolamentari (delimitazione del terreno di giuoco, successiva divisione del terreno
di giuoco in due metà campo,la facoltà ad un solo giocatore di giuocare con le mani
per tutto il terreno di giuoco, la delimitazione delle aree di rigore ed il limite oltre il
quale il giocatore autorizzato a giuocare con le mani fu circoscritto alle aree di
rigore, l’introduzione del fuori giuoco, ecc..)l’impegno dei due capitani divenne
gravoso e, alcune volte trovavano difficoltà nel trovare la giusta soluzione, si superò
questo inconveniente invitando un cultore delle regole del giuoco a sedersi, fuori del
campo, all’altezza della linea mediana, al quale si rivolgevano ogni volta che i
capitani non trovavano immediata soluzione.Ma il giuoco si evolveva, naturalmente
le regole aumentavano, diveniva sempre più difficile la valutazione a “distanza” per
cui si invitò il “cultore” ad entrare sul terreno di giuoco e seguire lo stesso da vicino
e gli si attribuì la facoltà di interrompere il giuoco (con lo sventolio di un panno
bianco in mano) e punire l’infrazione. L’ispirazione del fischio avvenne su una
stazione ferroviaria.
La riflessione che si invita a fare è che:
1) Le annotazioni storiche aiutano a comprendere le motivazioni delle evoluzioni
delle attività umane (in particolare quelle del giuoco del calcio) e come queste
richiedano in conseguenza l’evoluzione delle regole che disciplinino i rapporti
umani;
2) Che le “regole siano conosciute ed accettate”;
3) Che si assimilino i principi ispiratori, nel caso dello sport, la lealtà,il rispetto
dell’altro, il riconoscimento della superiorità tecnico agonistica
dell’avversario;
4) La necessità che nel caso di contesa, o di rapporti fra uomini (e il giuoco del
calcio lo è) è necessaria la presenza di un terzo (autonomo) in grado di
garantire il rispetto delle regole che i partecipanti alla contesa si sono date.
13/12/2012
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