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4° app. con la ribrica curata dal giudice Antonio Maralfa:''gli strani espedienti della banda Vallanzasca (Dicembre 1980)''
Il giorno 11 dicembre 1980, nel settore del carcere di Trani destinato al passeggio, il bandito ergastolano Renato Vallanzasca ed altri 5 componenti della sua famigerata banda aggredirono a colpi di punteruolo il detenuto catanese Angelo Petralia, riducendolo in gravissime condizioni, ma senza riuscire a provocarne la morte per l’intervento degli agenti di custodia, che fu abbastanza tempestivo. Prima di essere allontanato dal luogo del delitto, Vallanzasca infilò nella bocca del povero Petralia un biglietto sul quale era scritta la frase: “Sono morto perchè sono un traditore”.
Venni incaricato delle indagini dal procuratore De Marinis, due giorni dopo il crimine emisi ordine di cattura per tentativo di omicidio a carico dei sei autori ed il giorno successivo detti inizio agli interrogatori, nel corso dei quali tutti gli accusati fecero varie importanti ammissioni in ordine alla loro responsabilità.
Però mi assillava il seguente dubbio: come hanno fatto ad introdurre tre punteruoli nel cortile del passeggio, se vengono perquisiti, prima di entrarvi? Il dubbio me lo sciolse l’ultimo dei componenti della banda, quando, mettendo da parte qualsiasi indugio, gli chiesi come fosse avvenuta l’operazione punteruoli.
Mi rispose dicendo che non dovevo meravigliarmi troppo, perchè in quello stesso momento, in cui lo stavo interrogando, lui portava indosso un punteruolo simile a quelli adoperati per colpire il detenuto Petralia.
Restai naturalmente di stucco ed invitai il mio interlocutore a mostrarmi il punteruolo. Lui, con molto garbo, si tolse uno degli zoccoli di legno, che portava ai piedi (quelli da mare, per intenderci), staccò la suola di gomma, posta sotto lo zoccolo, e mi fece vedere il bel punteruolo, inserito in una scanalatura longitudinale del legno dello zoccolo.
Ovviamente disposi l’effettuazione di fotografie ed il sequestro dell’arnese, invitando il direttore del carcere ad informare la Direzione generale degli istituti di pena in ordine a quanto avevamo scoperto, affinchè il descritto pericoloso espediente fosse ben conosciuto e neutralizzato per l’avvenire in tutte le carceri italiane.
Per il tentativo di omicidio in danno di Angelo Petralia richiesi nel processo la condanna di Vallanzasca e degli altri componenti della banda a 18 anni di reclusione per ciascuno. La Corte d’Assise di Trani, con la sentenza del 29 novembre 1983, inflisse a Vallanzasca e ad un altro imputato 17 anni di reclusione ciascuno; ad altri due imputati 15 anni di reclusione ciascuno ed agli ultimi due imputati 13 anni di reclusione ciascuno, senza concedere alcuna attenuante.
(CONTINUA NELLA PROSSIMA PUNTATA, GRAZIE DI AVERCI SEGUITO)
05/01/2013
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