3° app. con la rubrica ''L'arbitro e il mondo del calcio'' curata dal prof. Minervini: ''Il ruolo attivo dell'arbitro''
IL RUOLO ATTIVO DELL'ARBITRO
Carissimi, prima di procedere al nostro periodico incontro, mi è particolarmente gradito augurare a tutti noi, con l'inizio del nuovo anno, la riscoperta e la valorizzazione dei valori etici e morali che da sempre hanno caratterizzato la cultura occidentale ed in particolare quella “Cristiana”. L’auspicio di una vita finalizzata alla piena realizzazione di ciascuna identità umana, garanzia di convivenza pacifica in una società “armonica”. Ad alcuni parrà, oltremodo ottimistico, se non utopico. Ebbene l’utopia è la meta irraggiungibile cui l’umanità mira da sempre, e ogni piccolo passo in quella direzione, fa aumentare la felicità, intesa nella felicità di ciascuno nell’appagamento del Suo ruolo nel contesto armonico dell’insieme (la società).
Ritornando a parlare dell’arbitro di calcio il regolamento, alla regola 5, lo definisce, “ al quale è conferita tutta l’autorità necessaria per fare osservare le regole del gioco nell’ambito della gara che è chiamato a dirigere”
Prima riflessione: “è conferita tutta l’autorità”, quindi, l’autorità non deriva dalla persona, ma è attribuita dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, al soggetto, “Arbitro”, che svolge la funzione, che deve essere “autorevole”. L’autorevolezza dell’uomo arbitro è nel modo con cui svolge il ruolo: interpretazione corretta delle regole di gioco, applicazione coerente delle stesse, uniformità di applicazione, assoluta neutralità, assoluta ininfluenzabilità sia da fattori interni (proteste dei calciatori) che esterne (dirigenti e/o pubblico) il che rende l’arbitro “carismatico” Come facilmente si rileva, quanto detto richiede qualità alcune acquisibili con l’applicazione (studio delle regole di gioco) altre sono relative a qualità umane: capacità di autocontrollo al fine di evitare coinvolgimenti “passionali”, in una parola essere psicologicamente “neutrale”. Qualità che possono essere educate anche con la presa di coscienza che il potere che esercita è nel ruolo e non nella persona dell’arbitro. La seconda riflessione riguarda il tempo del conferimento circoscritto all’ambito della gara che è chiamato a dirigere. La terza è chiamato a “dirigere”.
Dirigere significa : guidare, indirizzare, orientare, quindi Egli svolge un ruolo “attivo” nello sviluppo del gioco nel quale si deve inserire, con i Suoi comportamenti tecnici e disciplinari , deve, nella neutralità di giudizio, inserirsi armonicamente nella contesa, interpretare l’andamento della stessa percependone i diversi momenti agonistici che la gara vive. Sono questi aspetti che rendono insostituibile la funzione “umana” dell’arbitro che mai potrà essere sostituito da una macchina, errore che spesso coinvolge gli appassionati del gioco del calcio distratti e negativamente influenzati
dall’uso delle macchine (televisione, moviola, ed altre ) snaturando l’essenza del gioco praticato da uomini e non dalle macchine. Quanto si qui illustrato costituisce la necessaria premessa per introdurre l’argomento preannunciato del rapporto Arbitro/Calciatore che sarà ulteriormente approfondito in seguito.
Grazie per l'attenzione.
Arrivederci al prossimo appuntamento.
Prof. Mauro Minervini
05/01/2013
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