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6° app. con la rubrica curata dal giudice Antonio Maralfa:''Avventure “beat” e… furti di benzina - parte 1''

6° app. con la rubrica curata dal giudice Antonio Maralfa:''Avventure “beat” e… furti di benzina - parte 1''


Avventure “beat” e… furti di benzina - parte 1

Tre giovani capelloni svizzeri, Arthur Matter, Ferdinand Scwaighofer e la loro amichetta Susanna Goetz, presi da desiderio di conoscere il mondo, si muovono dalla natia Zurigo e se ne vengono in macchina in Italia con entusiasmo tutto “beat” cui non tiene dietro adeguata condizione del portafoglio.
Alle prime inevitabili difficoltà finanziarie, i tre, che non intendono rinunciare alle bellezze del nostro Sud, decidono di continuare la marcia ad oltranza, mettendo – come si suole dire – “in fresco” qualche distributore di benzina con l’usato sistema del pieno a motore acceso e della partenza “sparata”.
Il primo colpo lo fanno a Termoli; il secondo ad Andria, dove però, per loro sfortuna, incocciano nella squadra di Polizia giudiziaria del locale Commissariato di P.S., comandata dal dr. Cota. Infatti i tre giovani, dopo aver intelligentemente “fintato” una disgressione verso Canosa, si dirigono decisamente dalla parte opposta, verso Bari, ma Cota non abbocca. Fa scattare il dispositivo di emergenza verso Canosa e, non appena si accorge che di capelloni non si vede neppure l’ombra, organizza con sorprendente abilità il blocco su Bari.
Sulla circonvallazione esterna del capoluogo, a venti minuti dal furto, una pattuglia della Polstrada agguanta i tre giovani e li porta in Questura. Quelli naturalmente ritengono che si tratti di una normale operazione di controllo, mai pensando di essere stati individuati tanto presto. Cadono invece dalle nuvole quando si sentono contestare il furto di benzina. Altro che… Scotland Yard!
Ma le loro meraviglie non finiscono qui. Arrestati e condotti nel carcere di Trani, si vedono sottoposti a giudizio entro quattro giorni (e poi – avranno pensato – osano dire che la giustizia in Italia è lenta!). al processo vengono muniti di un difensore (per la cronaca, l’avv. Dante Cioce di Barletta), che non soltanto si dimostra abile, ma anche gentile al punto da interessarsi per il risarcimento, con un biglietto da L. 10.000 che, suo tramite, viene consegnato nelle mani del povero benzinaio derubato: L. 5.000 per l’importo della benzina e L. 5.000 per… i danni morali!
Ma non è ancora finita: in udienza trovano un P.M. niente affatto burbero, il quale invoca per loro tre attenuanti, la speciale tenuità del danno, l’età minore e le gerarchie, contenendo le richieste di pena nei limiti del minimo.
Nè il Tribunale intende essere da meno: superando ogni loro più rosea previsione, non indugia nel porsi decisamente contro un recente pronunciamento delle Sezioni Unite della Corte Suprema, invano citato dal P.M. nella sua requisitoria (sentenza 5 dicembre 1964, riportata per esteso in Foro Ital. II, 281); degrada la fattispecie da furto ad insolvenza fraudolenta, dichiara non doversi procedere per mancanza di querela e scarcera seduta stante i tre poveri capelloni, i quali non avranno creduto a tanta manna finchè non si saranno visti nuovamente liberi per strada, con intatto entusiasmo “beat” anche se con portafoglio più scarso di prima!


20/02/2013
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