Il Centro Storico È situato su una penisola, dall'estensione di 50.000 mq. La pianta, a forma ellittica, è circondata dal mare e dalle mura. In quasi tutte le città marittime medioevali, la difesa era affidata all'andamento tortuoso delle vie. L'andamento delle strade parallele è curvilineo, con bruschi cambiamenti di sezione; dall'unica via meridiana Strada Piazza, si dipartono a spina di pesce innestandosi a due a due a baionetta, tutte poi conducevano dal Largo Castello (oggi Piazza Municipio) al Largo Chiesa Vecchia, in altre parole al porto, e viceversa. La difesa era praticata al di sopra dei tetti, perciò erano frequenti i "cavalcavia" che univano le case, questo permetteva un passaggio continuo da un abitato all'altro. Quando Molfetta cominciò a trafficare sul mare, dove ora c'è Piazza Municipio, fu costruita intorno al 1482 una torre cilindrica "Porta Castello". Il nucleo urbano ebbe due cinte fortificate e la muraglia fu rafforzata da bastioni, torri quadrate e torrione. Con la costruzione del Duomo vi fu un doppio motivo di difesa e fu allestito un terrapieno rinforzato da un bastione che per la forma fu detto "Galera". Accanto alla facciata di ponente del Duomo vi erano altre fortificazioni per l'approdo dei navigli. Vicino la Porta della Città sorgeva la "Rondella", una torre rotonda. Fino al secolo scorso davanti alle mura vi era un fossato d'acqua (attuale Corso Dante Alighieri), poiché la città antica era costruita sulla scogliera ed aveva il ponte levatoio. L'ingresso principale era ed è tuttora quello dell'Arco della Terra, in Corso Dante Alighieri; dove anticamente sorgeva la "Torre dell'Orologio" alta 28 metri e demolita nel 1897. Anticamente l'ingresso si chiudeva a sera e si apriva alle prime luci dell'alba agli ordini di un guerriero armato; il popolo perciò era costretto a rientrare in tempo per evitare di restare fuori della città. L'ingresso introduce in Strada Piazza (la principale), da questa si diramano 14 vie perpendicolari, sette da ogni lato. Strada Amente II toponimo prende nome dalla famiglia "de la Menta" che doveva possedere una "domus palaziata" su questa via. Da notare:
II toponimo prende nome dalla chiesa omonima, si raggiunge dai vicoli a sinistra di Strada Piazza. Da notare:
II toponimo prende nome dalla chiesa omonima. Anticamente si chiamava Strada Santa Maria del Principe dal nome della chiesetta annessa al monastero delle Cistercensi. Da notare:
In questa strada, fino al principio dell'800, esistevano tre chiesette: Sant'Atenogeno, Santa Maria di Costantinopoli e San Girolamo. Il toponimo prende nome da quest'ultima. La facciata delle case, i portoni, gli archi testimoniano la presenza di una piccola borghesia marinara. Da notare:
II toponimo prende nome dalla chiesa omonima situata in questa strada. Due vicoli sulla sinistra portano in Strada Scibinico, da cui prendono il nome. Da notare.
Nel corso dei secoli è stata chiamata Strada San Lorenzo, di San Vito, di Sant'Orsola ed anche Strada del Cavaliere per le diverse chiese sorte in questa strada.
II toponimo prende nome dall'omonima chiesetta del Santissimo Salvatore che un tempo sorgeva ad angolo con Strada Piazza. Da notare:
II toponimo risale al 1235. Da notare:
II toponimo prende nome dalla Casa Comunale. Nel 1811 per volontà del sindaco Felice Fiore, fu adattato a Palazzo di Città. Anticamente si chiamava Piazza Castello, infatti nel Medio Evo esisteva un castello. Da notare:
Da un documento di Cava dell'Ottobre 1135 risulta che già esisteva la Chiesa di Santa Maria Episcopii nostri... prefate civitatis (Melficte). In origine dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo, è considerato uno dei più grandi esempi dell'architettura romanico- pugliese con copertura a cupola. Costruito tra il 1150 e la fine del 1200. La facciata principale, quella di ponente, è nuda, con portale a punta di diamante. La facciata di mezzogiorno, situata nel cortile dell'antico episcopio, ha tre finestre costruite nel 1635 lo stemma di mons. Giacinto Petronio fra le statue di San Corrado e San Nicola, quelli del card. Ferdinando Ponzetti e mons. Angelo De Lacertis. Sopra ancora inciso a grande rilievo su pietra, l'immagine di Cristo benedicente. La facciata absidale è racchiusa tra due campanili, su di essa si svolge un motivo di archi ciechi legati a due a due da archetti, e c'è una caratteristica finestra a modo di portale pensile con coronamento impostato su due leoni, che poggiano sui capitelli di due colonnine sorrette a loro volta da due leoni accovacciati. Delle tre cupole quella del presbiterio, romanica, fu costruita prima; è emisferica e più bassa delle altre due; quella centrale, alta 25 metri, è ellissoidale, unica in Puglia, ed ha caratteristiche bizantine, così come quella di ponente che però è emisferica. Intorno alle cupole si affacciano finestre che assicurano l'illuminazione all'interno in tutte le ore del giorno, dato l'orientamento delle stesse. La copertura del tetto è fatta con lamelle di pietra locale dette "chiancarelle". Ai due lati della chiesa si ergono le due torri gemelle, a base quadrata, a tre livelli, alte 39 metri, con finestre bifore e monofore. L'interno, a pianta basilicale, a tre navate divise da quattro pilastri centrali cruciformi e coperte da tre cupole d'altezza disuguale. L'abside, a pianta semicircolare all'interno, all'esterno è nascosta da un muro rettilineo. I capitelli dei pilastri, mezze colonne e mensole, sono diversi l'uno dall'altro nell'intreccio e nel fogliame. Da notare l'acquasantiera del secolo XI, detta del Saraceno, che raffigura un uomo che regge un bacile in cui nuota un pesce. Di particolare interesse due sculture; il Pluteo di tardo romanico del secolo XII, in pietra, che rappresenta una cerimonia pontificale ed il Redentore del secolo XIII. In questa chiesa sono venerate: la Madonna della Presentazione o Purificazione, in vernacolo è chiamata la Médonne de le preciaiene o de le perudde, perché la statua raffigura la Madonna con nelle braccia il Bambino Gesù ed ai piedi due Angeli che reggono rispettivamente un paniere con due tortorelle e una candelina. La statua lignea appartiene allo scultore Carella di Bari del secolo XX. La Madonna di Pompei, la cui statua in cartapesta del molfettese Corrado Binetti fu modellata nell'anno 1913; Santa Lucia d'autore ignoto. Vi sono alcuni vicoli privi di particolarità importanti: STRADA TRESCINE, una delle più strette e antiche, dal toponimo incerto; STRADA MACINA, cosi chiamata sino dall'inizio del secolo XV perché anticamente vi erano delle macine per il grano; STRADA TERMITI, dal toponimo incerto forse derivato da un tipo di ulivo; VICO CAMPANILE in cui è ubicata la facciata absidale del Duomo, da cui prende il nome; STRADA ARCO DEL FORNO, così chiamata perché anticamente vi era un forno comunale già della chiesa di S. Margherita o meglio S. Maria del Gualdo di Marzocca (o S. Maria di S. Bartolomeo dello Gaudio), con caratteristico arco sotto il quale vi è l'edicola della Madonna dell'Incoronata; VICO MURO così chiamato dalla muraglia. Da questo vico si accede alle mura di difesa della Città Vecchia. Anticamente si chiamava Strada della Neve. Infatti, durante il periodo invernale, si raccoglieva la neve caduta e si depositava in questo vico. Nella stagione estiva serviva da bevanda rinfrescante. STRADA PRETI, così chiamata dai numerosi sacerdoti che risiedevano in questa via; STRADA SANT'ANDREA, il nome deriva dall'antica chiesa di Sant'Andrea; STRADA SCIBINICO, prende il nome dall'aggruppamento di gente merolavacca di Sebenico, che si stabilì nel secolo XII intorno alla chiesa di San Pietro. |
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