Visita della città
DA PIAZZA ALDO MORO A VIA DE LUCA
Piazza A. Moro, antistante la Stazione Ferroviaria, è il punto dì partenza del nostro itinerario. Nella villetta di sinistra l'erma, in
bronzo, dello statista pugliese, opera dello scultore G. Magarelli. Proseguendo imbocchiamo Corso Umberto. A sinistra, il monumento a Giuseppe Garibaldi, opera dello scultore conte Gerolamo Oldofredi. Il piedistallo, in pietra, è alto 4 metri. Il bassorilievo, in marmo (1,24 x 1,60 m), raffigura l'incontro di Teano. La statua in marmo, è alta 3,50 metri. Essa rappresenta Garibaldi con la sciabola sguainata ed avvolto dalla bandiera, in atto di guidare l'Esercito a liberare l'Italia. Proseguendo a pochi metri il Palazzetto Minervini, a destra, è in stile veneziano su progetto dell'ing. Spagnoletti. Dopo incontriamo la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, su progetto dell’ing. Giuseppe Momo, costruita per volontà del Vescovo Pasquale Gioia nel 1926. La facciata, in pietra locale, con un bel portale dell'ing. Felice Mezzina. In alto la lunetta del concittadino Giulio Cozzoli, che rappresenta Gesù Cristo che consola gli afflitti. Il campanile è alto 41 metri. La cella campanaria è dotata di quattro finestre terminanti a cuspide con croce aureolata. Nell'interno, in pietra, il pulpito esagonale dello scultore Patimo. Nell'abside l'affresco della SS. Eucarestia di Ugo Scaramuzzi da Foligno. Nell'altare, a destra, la tavola su cedro della Madonna delle Grazie del XIV secolo. A sinistra della via c'è l'Istituto Gagliardi-Gadaleta, adibito a scuola materna. Nell'interno da ammirare una bella cappellina a stucchi lucidi e tele del napoletano Giovanni Gagliardi (1898), raffiguranti l'Angelo Custode e la Sacra Famiglia. Attorno all'abside si legge: MULTOS MELIOREM QUAM PRIMI PARENTES HABUERUNT. Sul portale d'ingresso sta scolpito: HAEC REQUIES MEA IN SAECULUM SAECULI / HIC HABITABO / QUONIAM ELEGI EAM.
DA PIAZZA MARGHERITA DI SAVOIA A VITTORIO EMANUELE II
Da Via De Luca si giunge a Piazza Margherita di Savoia, in cui si nota il monumento a Vito Fornari, opera dello scultore molfettese Filippo Cifariello (1913), con epigrafe di Raffaele de Cesare. Il basamento, in pietra, è alto 6 metri. La statua, in bronzo, è alta 2 metri. L'abate è raffigurato con un libro nelle mani. A pochi passi la Chiesa del SS. Crocifisso. Costruzione che risale al periodo 1572-75 e fatta eseguire dal molfettese padre Giacomo Paniscotti. Sull'altare Maggiore si ammirano un grandioso Crocifisso, in legno, del secolo XVI di scuola veneziana, donato da don Francesco Antonio Cucumazzo e un grande dipinto su tela del pittore bitontino clerico Nicola Glìri, con lo stemma di detta famiglia, su cui si leggono i seguenti versi: HOC CUCUMAZZUS AGITUR/CRUCIFISSO ALTARE PERENNE/HANC STRUXERE TRABEM/CRIMINA MUNDUS AMOR/CLERICUS NICOLAUS GLIRI/BUTUNTINUS PINGEBAT/AN DOM
1682 (traduzione: Questo altare perenne/Cucumazzo dedica/al Crocifisso./ Questa trave innalzarono/i crimini, il mondo, l'amore/Il chierico Nicola Gliri /bitontino dipingeva/nell'anno del Signore). Percorriamo Corso Margherita di Savoia. A destra, si ammira il Palazzo Duilio, in pietra, costruito verso la fine dell'800. A piano terra ha sede il Credito Italiano. Da vico Sasso, si accede agli Uffici Postali.
DA PIAZZA VITTORIO EMANUELE II A GIUSEPPE GARIBALDI
Piazza Vittorio Emanuele II, è il centro topografico di Molfetta. Al centro della piazza il monumento a Vittorio Emanuele II, opera dello scultore conte Gerolamo Oldofredi, con belle epigrafi di Vito Fornari (Raro uomo, rarissimo re e così via). Il basamento, in pietra, è alto 5 metri. La statua, in marmo, è alta 3,55 metri. Il Re è raffigurato nell'atteggiamento di giurare la liberazione dell'Italia. Ad est, troviamo Ìl Palazzo della Prefettura, su progetto dell'ing. Valente e la Chiesa di Santa Teresa. Costruzione in stile moderno, progettata dagli ingg. Nicola Mezzina e Antonio Roselli (1964). Nell'interno è conservato il simulacro, modellato in cartapesta dal barese Salvatore Bruno, del secolo XX, della B.V. di Loreto, di cui l'omonima confraternita cura il culto. A nord, il Palazzo De Dato, è in stile settecentesco. Lasciamo alle nostre spalle la piazza, dirigendoci in Via Vittorio Emanuele. La via è fiancheggiata da vecchi e nuovi edifici. Essa ci conduce in Piazza G. Garibaldi.
Al centro della piazza, che costituisce la Villa Comunale, sorge il monumento ai Caduti in Guerra, opera dello scultore molfettese Giulio Cozzoli. Il basamento, in pietra locale, è alto 4 metri. Il bassorilievo rappresenta la partecipazione delle Forze Armate al 1° Conflitto Mondiale. Sovrasta una vittoria alata, in bronzo, alta 3,50 m. Nelle aiuole della villa, sono sistemati Ì semibusti di E. Germano, F. Carabellese, G. Di Vittorio, S. Bolivar e A. Salvucci. A nord il Palazzo De Lago, è in stile ottocentesco. Troviamo la Chiesa di S. Bernardino da Siena. Costruzione che risale al 1451 e rifatta nel 1585 a seguito dei danni riportati durante il Sacco del 1529 perpetrato dai francesi e veneziani. Nell'interno sono custoditi quadri e tele di valore artistico: il Trittico di Tuccio d'Andria del secolo XV, la Caduta degli Angeli Ribelli e l'Adorazione del Magi di Gaspare Hovic del secolo XVI, la Fuga in Egitto dì Francesco Cozza da Stilo del secolo XVII. Inoltre il Coro in noce scolpito nella prima metà del XVI secolo. E' composto di 18 stalli nell'ordine superiore con le ali ricche di figure simboliche. Annesso alla chiesa il convento omonimo, ora adibito a Palazzo di Città. Ripercorrendo il tratto comune, a destra, il Calvario, tempietto in stile gotico fiorito. Costruito nel 1857, in pietra locale, su progetto dell'architetto Corrado De Judicibus. S'innalza a tre piani su pianta ortogonale. Ciascun piano è coronato da cuspide e pinnacoli cruciformi in pietra. E' alto 20 metri. Ad ovest, il Seminario Vescovile. Costruzione che risale al 1600 per volontà dei padri Gesuiti a spese del Vicario G. Maggiora e del Vescovo Antonucci. La facciata, in pietra, è in stile neoclassico.
Nella piazzetta G.M. Giovene, abbiamo l'ingresso dì servizio del Seminario. Ha un grande atrio con porticato da due lati e meridiana. E' adibito a Curia Vescovile. In seminario esiste una raccolta di reperti della civiltà del Pulo. Detto materiale è debitamente esposto nella sede del Museo. Inoltre, c'è una ricca biblioteca in cui sono presenti: codici, pergamene, incunaboli, cinquecentine e testi dì grande interesse culturale. Al centro della piazzetta il busto, in bronzo, dell'arciprete G.M. Gìovene, opera del concittadino G. Cozzoli.
DA PIAZZA GARIBALDI A CORSO DANTE ALIGHIERI
Siamo giunti su Corso D. Alighieri. A destra, la Chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti o del Purgatorio. Costruzione che risale al 1643 e consacrata il 1667. La facciata, in pietra locale, è in stile tardo rinascimento. Troviamo quattro statue, a grandezza d'uomo, in pietra: S. Stefano, S. Pietro, S. Paolo e S. Lorenzo. Sulla porta sono rappresentate anche in pietra le anime purganti. Alla sommità della facciata due grandi statue a sinistra S. Gioacchino e a destra S. Anna. Nell'interno si custodiscono le statue che, a cura dell'Arciconfraternita della Morte o dal Sacco Nero, sono recate in processione il Venerdì di Passione e il Sabato Santo. Inoltre le splendide tele della Pietà di Bernardo Cavallino del secolo XVII e la Madonna di Corrado Giaquinto.
A sinistra la Cattedrale "Maria SS. Assunta in Cielo". Fu fatta costruire a spese dell'arciprete Giovanni Silvestre Maggiora. I lavori furono avviati dopo il 1610. La facciata, in pietra locale, è in stile barocco. Nella parte superiore è situata la statua di S. Ignazio di Loyola. Nell'interno sì conservano in un'urna d'argento, le venerate spoglie del patrono S. Corrado di Baviera ed il semibusto, pure in argento, di scuola napoletana del secolo XVII, eseguito dallo scultore Giacomo Todaro. Esso racchiude il cranio del nostro Protettore. Fra le tante opere, ricordiamo la Dormitìo Marìae attribuita a Scacco del secolo XVI, il busto, in marmo, di Vito Pomari e il cenotafio dell'arciprete Giovene. Proseguendo, giungiamo alla Chiesa di S. Stefano. Costruzione, le cui fondamenta risalgono al 1286. La facciata, in pietra, rifatta nel 1586,è in stile rinascimentale. Sulla porta principale, al centro, troviamo una lapide con la seguente iscrizione: PRAESBITERIS INIUNCTI FRATRES HAEC TEMPLA NOVARUNT QUI STEPHANIDUCTU LEMURES IN AGONE REPELLUNT A.D. MDLXXXV1 (traduzione: Questo tempio restaurarono uniti ai sacerdoti i confratelli i quali con l'ausilio di Stefano respingono in lotta le anime dannate. Anno del Signore 1586).
Nell'interno si conserva il quadro della Madonna dei Martiri del molfettese Nicola Porta; la statua di S. Liborio (già Patrono di Molfetta), alta 1,60 m, di autore ignoto del secolo XVII; la statua, in pietra, dell'altezza di 1,30 m di S. Michele Arcangelo di autore locale sconosciuto del secolo XVI e la statua di S. Stefano protomartire in cartapesta di ridotta dimensione dello scultore G. Cozzoli. Inoltre sono custoditi i "Misteri" statue lignee che ricordano la Passione dì Cristo. La processione del Venerdì Santo a cura dell'Arciconfraternita omonima o dal Sacco Rosso, richiama moltitudine dì popolo.
Accanto alla Chiesa di S. Stefano, si trova quella della SS. Trinità. Le prime notizie risalgono al 1154, in origine apparteneva ai PP. Benedettini della Trinità di Venosa. Nell'interno si custodiscono le statue in legno di S. Anna, di autore ignoto e di Maria SS. della Visitazione dello scultore Brodaglio, raffigurante la Madonna giovinetta accanto a S. Elisabetta, sono del XVIII secolo. A destra, il monumento a Giuseppe Mazzini, opera dello scultore molfettese E Cifariello (1896), con l'epigrafe di Giovanni Bovio. 11 basamento è costituito da una parte inferiore in lastroni e da una parte superiore in marmo. La statua, in marmo, è alta 2,50 metri. Il Mazzini è rappresentato con la mano sinistra poggiata su una sedia e con la testa scoperta.
DA PIAZZA VITTORIO EMANUELE II ALLA BASILICA DELLA MADONNA DEI MARTIRI
Proseguiamo per Via Sergio Pansini. A destra, troviamo la Chiesa di S. Gennaro. La costruzione fu ordinata nel 1784 dal Vescovo Gennaro Antonucci, tu ultimata nel 1820 e consacrata nel 1821. La
facciata in pietra è in stile neoclassico. Nell'interno, a forma di croce latina, si ammirano la tela che rappresenta San Gennaro, opera di Francesco Porta (1816) di buona fattura, degno di rilievo le statue lignee dell'Assunta, del Buon Consiglio e di S. Luigi di Giuseppe Verzella, scultore napoletano, scolpite nel 1838 a grandezza naturale. A sinistra si estende il quartiere Cavalietti, detto cosi dalla famiglia proprietaria del Palazzo De Dato, ma meglio conosciuto con il nome Quartiere di S. Gennaro", dalle vie diritte, ma strette (3,50 m), tutte ad un piano con numerosi sottani. All'incrocio di Via S. Pansìni con Via D. Picca e Via Annunziata, comincia Via D. Ten. Ragno. A questo incrocio sorgeva anticamente la "Porta di Terlizzi", una delle quattro porte della seconda cinta urbana, quindi è rimasto il termine popolare "Sotto a la Porte". La via non presenta edifici dì notevole importanza. Dall'incrocio tra le vie D. Ten. Ragno, Crocifisso e S. Rocco, comincia Via Madonna dei Martiri, larga quanto la Strada Statale N. 16. La via è fiancheggiata da costruzioni più moderne. Il primo incrocio è chiamato "Tezzelechène" (pozzo dei cani), forse perché sorgeva nella località una voragine carsica, dove gettavano cani randagi, ammalati. Le vie di destra danno ai cantieri navali, e come quelle di sinistra sono intestate alla Madonna dei Martiri. Il secondo incrocio è detto "Trècavadde" (terra cavata), che sta ad indicare la zona da dove si cavava la terra per fabbricare già nel 1480. Si prosegue per Via Madonna dei Martiri, a destra, l'edicola della Madonna, scultura in pietra, sorta nel 1840 a devozione di Pantaleo Poli. Proseguendo per il Viale dei Crociati, si giunge alla Basilica Pontificia Minore della Madonna dei Martiri. Costruita per volontà di Guglielmo II il Normanno il 1162, sui ruderi dell'Ospedale dei Crociati. Dell'antico tempio a due cupole ne rimane soltanto una. Tutta la parte anteriore della chiesa venne rifatta nell'800, in stile neoclassico. La facciata, in pietra, è del 1858. Nell'interno si ammira il dipinto ad olio, su cedro, della Madonna dei Martiri (1x0,66 m), in stile bizantino. Esso fu portato dai Crociati nel 1188 dalla Terra Santa. Nel 1979 è stato restaurato dall'artista della Sopraintendenza delle Belle Arti prof. Cesare Franco, il quale ha restituito con fedeltà le tinte ed Ì lineamenti originali. Il quadro posto sull'altare Maggiore, raffigura la Madonna che stringe al petto il Bambino Gesù, avvinto al collo della Madre con amoroso affetto. A sinistra dell'altare Maggiore, troviamo il dipinto della Madonna del Rosario, risale al 1574 ed è attribuito a Michele Damasceno. A destra dell'altare Maggiore, in una nicchia, la statua in legno di Maria SS. dei Martiri, opera dello scultore napoletano G. Verzella.
Essa fu donata dal concittadino Valente Mauro Oronzo per espletamento di un voto. Nel 1840 venne benedetta da Mons. Costantìni. Nel 1977 la statua è stata restaurata dal prof. Raffaele Lorenzoni. Alle spalle della nicchia, troviamo un sotterraneo che si configura come un sepolcro di dimensioni limitate. Esso fu costruito su disegno conforme a ocello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per volontà del patrizio Bernardino Lepore nel 1503. Consta di 62 pietre originarie della Terra Santa. La scultura, in pietra, raffigura Gesù Morto. Inoltre si ammirano le tele: Visitazione di Maria, la morte di S. Giuseppe, l'Adorazione dei Magi, il Rosario dipinto ad olio su cedro del 1572. Addossato alla chiesa c'è l'Ospedale dei Crociati. Fu edificato per volontà di Ruggiero I nel 1095 per dare riposo ed assistenza ai militi che partivano o ritornavano dalla guerra in Terra Santa. Di esso rimane un edificio di notevole interesse storico-archi tettonico. Si tratta di una corsia lunga 26 metri e larga
10 metri, divisa in tre navate longitudinali da due ordini di colonne quadrate con volta a botte. Essa conserva l'aspetto originario. Sulle pareti si possono ammirare le caratteristiche mensolette che servivano da appoggio alle lucerne ed i ripostigli a muro.
DA VIA SAN FRANCESCO D'ASSISI A VIA BACCARINI
Questo percorso costituisce i lati obliqui e la base minore del grande trapezio che ha per base maggiore le vie Madonna dei Martiri, D. Ten. Ragno, S. Pansini, Vitt. Emanuele II e M. Ten. Fiorino. La Via San Francesco d'Assisi, presenta negozi e laboratori artigiani. A gomito comincia Corso Fornari, con l'imponente edificio scolastico San Giovanni Bosco. Proseguendo, sempre a destra, all'incrocio con Via A. Cappellini, si scorge la Chiesa di San Giuseppe, costruita su progetto dell'ing. Felice Mezzina. La posa della prima pietra avvenne il 2 febbraio 1947 e l'inaugurazione solenne fu effettuata il 19 marzo 1953. La facciata di fattura moderna, è in stile romanico. Nell'interno la struttura a tre navate con ampia abside, mentre le pareti presentano affreschi effettuati da don M. Melle. E' dotata di un aguzzo campanile in pietra di Tram alto 41 metri. In essa si venera la Madonna Maria Ausiliatrice, la cui statua lignea è dello scultore Mussner di Ortisei del XX secolo. All'incrocio di Via P. Matteuccì e N. Bixio, sì scorgono i due ex ingressi del Mercato Ortofrutticolo all'ingrosso. A destra il grandioso edificio dell'ex-Istituto Provinciale per i sordomuti, su progetto dell'ing. G. Valente e il sottovia per Via Terlizzi. Corso Fornari termina all'altezza di Via E. Germano, dove comincia Via Galileo Galilei che termina a Corso Umberto I. Subito
dopo inizia la breve Via M.R. Imbriani che svolta a Via Baccarini. Scendendo verso Via Ten. Fiorino, a sinistra, troviamo la scuola materna Fìlippetto, che ricorda il figlioletto di Gaetano Salveminì scomparso nel terremoto di Messina nel 1908.
All'incrocio con Viale Pio XI, a destra, incontriamo il Seminario Pontificio Regionale, sorto nel 1926 in una zona periferica della città. Il prospetto si allunga per 120 metri e tutta l'ossatura è in cemento armato. Nell'interno sono annessi dal 1957 una biblioteca ed un museo che comprende varie sezioni: archeologia, numismatica e pinacoteca.
DA VIA SAN CARLO A CORSO DANTE ALIGHIERI
Dalla breve Via San Carlo, lasciando a sinistra i cantieri navali, si giunge in Via San Domenico. A sinistra, la Chiesa di San Domenico. La costruzione, in pietra, è in stile barocco e fu iniziata nel 1636 a spese di mons. Giacinto Petronio, ed ultimata dopo circa mezzo secolo. Fu consacrata ìl 1699. Nelle due nicchie della facciata sono collocate le statue in pietra di S. Caterina d'Alessandria e S. Maria Maddalena. Ha una pianta a forma rettangolare. Nell'interno si custodiscono le tele del concittadino Corrado Giaquinto: la Madonna del Rosario e S. Vincenzo Ferreo del secolo XVII; la tela del Vaccaro: S. Giacinto del secolo XVII; la tela "Caduta della manna del deserto" e il Serpente di bronzo di Nicola Porta del secolo XVIII. Proseguendo per Via San Domenico, a sinistra, il Palazzo De Luca con 12 tele di C. Giaquinto. Oltre il palazzo si ha una magnifica veduta del Porto, del Borgo Medioevale con la Capitaneria e il Duomo. A destra, ammiriamo il Palazzo Fontana e il Palazzo Poli, dove nacque come ricorda la lapide Giuseppe Saverio Poli. Nell'interno ci sono pitture a soggetto mitologico, attribuite da alcuni a C. Giaquinto e una conchigliera di G.S. Poli, fatta con valve dei molluschi mediterranei.