don Ambrogio Grittani
(1907 - 1951), detto "il sacerdote degli accattoni", fondatore delle case di riposo dell'Istituto Suore Oblate di San Benedetto Giuseppe Labre.
Apostolo del sud, sacerdote degli accattoni, padre dei poveri, contemplativo dell'Eucarestia, don Ambrogio Grittani è vissuto e ha operato nella prima metà del nostro secolo, facendosi carico, delle situazioni di povertà e di degrado morale e sociale, conseguenze di un'epoca attraversata da due guerre mondiali.
Don Ambrogio nacque a Ceglie del Campo l'11 ottobre 1907, da Michele Grittani, dinamico commerciante del paese, e da Chiara Carone, figlia di proprietari terrieri di Bitritto. Ultimo di sei figli, rimasto orfano di entrambi i genitori fin dalla tenera età di quattro anni, quando perse la madre, il padre era deceduto un anno prima. Gli orfani si trasferiscono a Bitritto in casa dei due fratelli scapoli della madre.
Il giorno della Prima Comunione segnò - come egli scrisse - l'inizio di una "forte amicizia" e di un "legame eterno", sigillato da un "patto di amore" in cui il ragazzo diventato il "piccolo crociato di Gesù", si impegnava a diffondere la Fede, la Purezza e l'Amore all'Eucarestia e a sollevare i miseri della terra (Il piccolo crociato di Gesù).
Nel 1918 entrò nel Seminario arcivescovile di Bari, dove la vivacità del carattere trovò equilibrio con l'inclinazione alla riflessione e alla preghiera.
Nel 1924 passò nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta.
Così egli si preparò al sacerdozio con tutto lo slancio del suo ardimentoso temperamento: "Divenuto Sacerdote dovrò lanciarmi sotto qualsiasi forma di ministero, alla conquista delle anime".
Il 25 luglio 1931 don Ambrogio venne ordinato sacerdote nella Parrocchia di San Giuseppe, a Bari. Qualche mese dopo, il 10 ottobre 1931, conseguì la laurea in teologia, presso il Collegio teologico dell'Università romana degli studi e dopo due anni di apostolato come vice parroco della Chiesa matrice di Bitritto, nel novembre del 1933 si trasferì a Milano per frequentare la facoltà di lettere classiche presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Negli anni successivi egli seppe conciliare l'insegnamento dei latino nel Seminario Regionale di Molfetta con la collaborazione pastorale nella Parrocchia dei Sacro Cuore.
Fu ad Assisi, durante un corso di esercizi spirituali nell'agosto del 1941, che egli, nel desiderio di partecipare più intimamente al mistero eucaristico, maturò il proposito di dedicarsi totalmente ai più poveri del tempo, agli accattoni.
IL MIO CAMPO DI LAVORO
"Dopo una profonda riflessione, finalmente decisi: i poveri accattoni saranno il mio campo di lavoro: li amerò, li difenderò, consacrerò la mia vita a santificarli e a nobilitarli, farò loro dimenticare i tormenti di una vita senza luce e senza speranze. Darò loro casa, affetto e una serena vecchiaia".
Escogitò molte iniziative per poter offrire il pasto quotidiano ai poveri, ma quante critiche si dovette addossare!
C'era chi gli dava dell'utopista, perchè non avrebbe mai eliminato l'accattonaggio.
Quando cominciò a vendere i terreni ereditati, alcuni concittadini di Bitritto commentarono: "Se aprissero gli occhi i suoi antenati! Che ne sa lui dei sacrifici dei suoi morti?".
Tuttavia don Ambrogio sapeva bene che le opere di Dio sono contornate da sofferenze: per questo egli affrontava con coraggio le critiche e le chiamava: "Le carezze di Dio".
NASCITA DELLE OBLATE
Con l'aiuto di un gruppo di volontari l'Opera intanto avanzava, nonostante i contrasti, le difficoltà e i disagi.
Ben presto don Ambrogio si rese conto che il gruppo delle volontarie non poteva più soddisfare i vari servizi già organizzati.
Così maturò l'idea di fondare una Congregazione femminile, che abbracciando il suo ideale di carità, potesse garantire a tutti un servizio continuativo.
Nacquero così le Oblate di S. Benedetto Giuseppe Labre.
COSTRUZIONE DELLA PRIMA CASA
Finalmente il 7 ottobre 1950, solennità della Vergine dei Rosario, fu inaugurata la prima casa di accoglienza, edificata, come don Ambrogio scrisse, "con tufi, cemento e Ave Marie", poichè spesso recitò il Rosario con gli operai mentre egli stesso lavorava con essi.
I primi ospiti occuparono ben presto le stanze ancora fresche di intonaco.
Felice di aver assicurato, sia pure ad un piccolo numero di poveri, affetto, cibo e letto, scrisse ad una benefattrice: "Io mi sento di aver già toccato il cielo col dito!".
In quella casa, seme nascente dell'Opera, prima gemma del suo ideale di carità, don Ambrogio visse soltanto sette mesi. Una forma acuta di angina pectoris consumò il suo cuore, ormai da tempo già pronto all'offerta totale.
Era il 30 aprile del 1951, ad ottobre avrebbe compiuto 44 anni.
"Andate avanti!", egli disse alle Oblate, a sua sorella, ai suoi collaboratori, affidando loro un'eredità spirituale e apostolica, che è stata custodita, coltivata, fatta fruttificare con amore da quanti hanno accolto e realizzato il suo ideale di carità eucaristica.
Nel 2002 dalla Congregazione per le Cause dei Santi viene chiesta una istanza suppletiva, che il Vescovo Mons. Luigi Martella, succeduto a Mons. Negro, conclude nel 2003.
fonte dongriitani.org
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