Chiesa
VIA S. DOMENICO
La chiesa di S. Domenico, ora ubicata sull'omonima via facente angolo con Via S. Rocco, fu edificata, tra le chiese di S. Giovanni e S. Rocco, per volere del vescovo di Molfetta Giacinto Petronio dell'ordine dei Padri Predicatori (1622-1647) in area detta "Terra Cavata", di proprietà della Badia di Banzi.
La "Platea" del convento (Archivio Diocesano di Molfetta) attesta che la data della posa della prima pietra deve essere fatta risalire al 25 agosto dell'anno 1636. In pari data l'Università eleggeva S. Domenico Protettore della città. Altri saggi datano la la posa della prima pietra al 1637.
Una lapide posta sotto la nicchia del Sacro Cuore di Gesù, all'interno della chiesa, conferma la data di fondazione nell'anno 1636 e di consacrazione della chiesa nel 1699. Altri studi riportano invece la data di consacrazione al 1679.
La comunità domenicale ebbe inizio grazie ad una donazione fatta da monsignor Petronio (registrata in data 5 luglio 1638) ai padri del suo ordine invitandoli a reggere la chiesa. La prima pietra fu posata il 15 luglio dello stesso anno ed i lavori terminarono nel 1647 anno in cui fu accettato nel Capitolo generale dell'ordine. Il complesso ebbe sviluppo tra le vie S. Domenico e S. Rocco ad est della chiesa; esso unitamente al suo chiostro si pose come polo di attrazione a soccorso degli abitanti di zona.
Il progetto originario lo si deve al reverendo D. Giovanni Battista Russi che progettò la porta ed il cornicione interno ed esterno alla chiesa. La realizzazione delle basi, dei pilastri delle cappelle e dell'altare maggiore fu affidata ai maestri Giovanni Angelo Romano, Paolo Natale di maestro Andrea Parisio di Pariso; si alternarono successivamente i mastri Paolo e Andrea di Corato, Giovanni Angelo Romano, giovanni Cervone e Angelo Santo di Bitonto.
L'esterno della chiesa è fabbricato con pietra calcarea locale a filari di conci rettangolari. Nella parte nord si colloca l'ingresso principale preceduto dal sagrato e da un vestibolo porticato a tre archi sorretti da pilastri. Il portico è scandito in cinque campate da altrettante volte a crociera di cui quella centrale decorata da serti floreali a mò di costoloni al cui incrocio è scolpita l'immagine del volto di S. Domenico; le due campate laterali sono oggi isolate dal resto del portico da due muri simmetrici in cui si aprono due porticine. Ai lati delle tre arcate sono presenti due nicchie rettangolari che, sormontate da cornici triangolari, ospitano le statue di Santa Maria Maddalena (a sinistra) e Santa Caterina d'Alessandria (a destra). Le statue in legno di queste due Sante sono poste all'interno sull'altare maggiore, in quanto, le loro immagini sono spesso oggetto di culto nelle chiese domenicane.
L'intera facciata si completa con uno spazio superiore scandito da cinque finestre rettangolari sormontate da timpani curvi e triangolari alternati. Tra una finestra e l'altra, sopra volute nastriformi, coppie di putti affrontati, ciascuna delle quali regge un cartiglio. Superiormente ad esse, una seconda teoria di finestre, più piccole e semplici, sormontate da un fregio conclude il secondo piano della facciata. Essa viene completata da un timpano triangolare raccordato al resto della struttura da sottili volute.
L'interno della chiesa si compone di un'unica aula rettangolare di mtr. 25,50 x 10,50 divisa in navata e zona presbiterale da una balaustra in marmo di Carrara realizzata in stile settecentesco con inserti marmorei di vario colore. La navata è affiancata da quattro ampi archi, due per parte, che formano altrettante cappelle realizzare nel 1645 dai maestri Raffaele del Russo, Leonardo Damiano di Bitonto, Parisio di Pariso.
Nel decennio di governo francese, a causa di una legge sulla soppressione dei conventi, la chiesa passò ad essere di proprietà comunale. Il 24 aprile 1914 l'allora vescovo mons. Pasquale Picone rivolse al Commissario prefettizio al Comune di Molfetta un'istanza per la concessione in perpetuo della chiesa. Con delibera del 5 aprile del 1914 il commissario concesse la chiesa ad uso economico spirituale dei rioni San Benedetto e Madonna dei Martiri. Il 4 dicembre dello stesso anno il nuovo Consiglio comunale ritenne nulla la precedente delibera ed inoltrò la richiesta di annullamento al re d'Italia Vittorio Emanuele III. Il vescovo, ritenendo invece valida la cessione, con bolla vescovile del' 8 dicembre 1914 istituì dal 1° gennaio 1915 la nuova parrocchia.
Il 22 dicembre 1914 il sindaco Graziano Poli inviò il delegato di pubblica sicurezza a vietare l'inaugurazione dell'insediamento dell'economo spirituale. Seguirono parecchi tentativi per tentare un accordo definitivo sulla questione ed intanto la parrocchia continuò a svolgere il suo compito pastorale.
Il 27 aprile del 1915 don Ilarione Giovine fu nominato economo e curato. Egli si adoperò per poter ottenere l'ufficialità civile della parrocchia che giunse con il Regio Decreto del 20 dicembre 1923 ed a seguito del quale l'11 febbraio del 1923 potè essere nominato 1° parroco della parrocchia.
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